Un nome, un luogo, un destino – Si è appena aperta una mostra, in due sedi importanti milanesi, che presenta le opere di una famiglia d'artisti. Tale famiglia è composta dal capostipite Pietro (Ardenno 1686 – Sondrio 1752), Cesare (terzogenito di Pietro, Milano 1716 – Como 1770) e Vittoria (una donna artista, primogenita di Pietro, Milano 1713 – Sondrio 1783), il cui cognome sarebbe stato Mottalini, se Pietro non fosse nato in una piccola contrada di Triangia, sopra Sondrio chiamata Ligari. Un elemento importante legò Pietro, Cesare e Vittoria a quel luogo, ossia un talento artistico d'indubbio valore, che li fece conoscere ovunque nel Settecento per "I Ligari".
Pietro Ligari, eccellente talento e fortunata carriera – Soprattutto, Pietro e Cesare operano oltre il contesto valtellinese e si affacciano sul fronte di scenari più vasti. Pietro si forma a Roma nei primissimi anni del Settecento e pertanto il suo bagaglio culturale e figurativo è di matrice accademica e classicista. Questa radice accademica resterà predominante lungo il suo intero percorso artistico-figurativo. Pietro è anche architetto, si è dedicato alle arti applicate, e dimostra di essere una figura a tutto tondo. Il suo percorso artistico si svolge dapprima a Milano, lungo diciassette anni, e poi a Sondrio e in Valtellina, con importanti rapporti di committenza. Uno di questi con la famiglia Salis di Coira: nel palazzo di Pietro Salis 'l'inviato' ( così chiamato perché ambasciatore dei Grigioni in Inghilterra e in altre nazioni europee Pietro Ligari realizza numerose opere, dalle pitture a fresco, ai ritratti e tele da soffitto, alle decorazioni. La sua carriera è assai proficua e fortunata ed è un eccellente protagonista del Settecento in Valtellina.
Un carattere difficile – Diversamente capitò al figlio di Pietro, Cesare Ligari, che di carattere irrequieto e incostante, ebbe più difficoltà a adattarsi allo stile, sia umano, sia artistico, del padre e della sua bottega. Egli si forma, infatti, a Venezia negli anni trenta del Settecento e la sua pittura si può definire ‘tiepolesca', anche se sembra sia stato a bottega presso Giovan Battista Pittoni e Giambattista Piazzetta. Cesare ci ha lasciato soprattutto cicli d'affreschi, luminosi e ariosi, che sono i protagonisti di una serie d'itinerari, tra le chiese e i palazzi della Valtellina tutti da scoprire e rivalutare, grazie anche a questa mostra milanese, che troverà eco nell'altra che partirà il prossimo 14 maggio fino al 19 luglio proprio a Sondrio. Qui, esiste già il Museo Ligari, nel quale sono raccolte tutte le opere che l'ultimo discendente pittore, Angelo Ligari, ha donato affinché non fossero disperse. La sorella Vittoria, è una figura più marginale, benché collaboratrice insostituibile del padre e poi del fratello, che Quadrio contemporaneo dei Ligari così la definì: "Vittoria, che applicata da suo Padre alla pittura, e alla Musica si fa oggi e nell'una e nell'altr'Arte ammirare, come raro e non ordinario talento".
Alla Galleria delle Stelline – Vi è un'antologica delle opere dei tre Ligari e sono in mostra tre dipinti fondamentali: la monumentale Messa di San Gregorio Magno, olio su tela, realizzata da Pietro Ligari per l'Oratorio di San Rocco a Sondrio e visibile abitualmente alla Collegiata dei Santi Gervasio e Protasio sempre a Sondrio; e due opere importanti di Cesare Ligari, che sono raramente visibili al pubblico per le sedi particolari che le ospitano.
La prima opera è la pala di San Gerolamo Emiliani nella Chiesa del Collegio Gallio a Como. Chiesa aperta solo in occasione di Messe estremamente mattiniere, ed è collocata di fronte ad una pala di Petrini, pittore che in più occasioni è in rapporto con i Ligari.
La seconda opera è la Cena di Emmaus, dipinta da Cesare per i Filippini di Torino e opera dai caratteri fortemente tiepoleschi. Tanto è vero che nelle guide settecentesche compare sotto il nome di Tiepolo. Oggi è conservata nelle stanze del Collegio, pertanto difficilmente visibile.
Al Museo Diocesano – Nell'importante sede museale milanese troviamo il 'contesto ligariano', ossia sono stati selezionati due dipinti, uno di Pietro e l'altro di Cesare Ligari, mettendoli in rapporto e in confronto a protagonisti della scuola Lombarda e Veneziana, con i quali i due artisti sono stati in contatto. Coloro che li hanno preceduti, come Andrea Pozzo o Paolo Pagani, che ormai anziano aveva tenuto a battesimo uno dei figli di Pietro, dimostra come in quest'ultimo caso, i rapporti erano non solo di natura artistica (Pagani era pittore geniale, ma il legame sfiorava quello familiare). Con i loro contemporanei, tra i quali Pietro Antonio Magatti, Giambattista Sassi, Giuseppe Antonio Petrini, i Ligari avevano rapporti d'alterna e reciproca rivalità, soprattutto, col Petrini ciò accadde spesso.
Mastro N – Una mostra tutta da scoprire, come i suoi protagonisti che nel Settencento in Lombardia e non solo rappresentavano una famiglia d'artisti di talento e con uno spirito imprenditoriale e pragmantico tutto lombardo o meglio valtellinese.
I LIGARI PITTORI DEL ‘700 lombardo
12 aprile 2008 – 19 luglio 2008
Sedi milanesi della mostra ligariana:
Museo Diocesano
Milano, Corso di Porta Ticinese, 95
Orari e ingressi Museo Diocesano
da martedì a domenica h. 10.00 – 18.00
da martedì 1 luglio la mostra sarà visitabile dalle ore 19.00 alle ore 24.00, secondo l'orario estivo del museo; chiuso il lunedì – Ingresso a pagamento
Informazioni al pubblico Museo Diocesano
Tel. e fax +39.0289.420.019
www.museodiocesano.it
Palazzo delle Stelline – Galleria Gruppo Credito Valtellinese
Milano, Corso Magenta, 59
da martedì a domenica h. 10.00 – 18.00
chiuso il lunedì – Ingresso libero
Galleria Gruppo Credito Valtellinese
+39 0248.008.015
galleriearte@creval.it – www.creval.it