Torino – Flavio Favelli negli ultimi anni ha più volte indagato il tema dell’oro sotto molteplici forme, rispecchiando il proprio animo nella lucentezza opaca e cieca di questo materiale che è andato prelevando da latte di biscotti, da fondi di specchi, da cartelli pubblicitari di gelati: una lucentezza pervasiva in cui la nostra cultura si specchia alla ricerca di un bagliore di cui ammantarsi proprio mentre si va offuscando. Prende avvio da questa ricerca la mostra “I Maestri Serie Oro” che l’artista presenta, dal 26 maggio alla GAM, Galleria Civica D’Arte Moderna e Contemporanea.
L’esposizione, a cura di Elena Volpato, propone un’unica opera composta dai 278 fascicoli monografici della nota serie I Maestri del Colore della Fratelli Fabbri Editori, uscita nelle edicole italiane tra il 1963 e il 1967. “Si trattò di un fenomeno culturale di prima grandezza che rivoluzionò il mercato editoriale negli anni del boom economico. I fascicoli rappresentarono per molte famiglie italiane un oggetto simbolico, una dichiarazione di appartenenza a una fascia sociale in crescita, attraversata da un desiderio di cultura e di benessere intrecciati insieme”.
Favelli ha lavorato su ciascuna delle iconiche copertine, interagendo con la loro eleganza formale, con il loro equilibrio tra grafica e taglio fotografico dei particolari pittorici. Utilizzando una o più cartine dorate dei “Ferrero Rocher” ha occultato i volti dei ritratti, le scene aneddotiche, le porzioni di quadri, affreschi e mosaici dove campeggia la figura umana, dove gli sguardi dipinti sembrano cercare la risposta e la complicità dello sguardo degli osservatori.
L’artista riporta le riproduzioni delle grandi opere d’arte ad uno stato di impenetrabilità, un gesto che mescola la cura all’iconoclastia, quasi fosse necessaria una nuova ricarica del senso per delle immagini forse troppo note, persino troppo ammiccanti nella loro conquistata emblematicità.
La scelta di Favelli di spezzare le linee del disegno, di complicare la bidimensionalità della pittura, di nascondere il senso di completezza e perfezione, lascia intuire un rapporto più contrastato con la storia e il valore del passato. Esprime un’inquietudine estetica tutta contemporanea per la quale la pienezza di senso e di forma non è mai data e ogni Maestro è allo stesso tempo riconosciuto e annullato. Una celebrazione sincera ed insieme finta, come finta è la foglia d’oro di Favelli: luccicante, ma di carta, d’aspetto prezioso, ma prelevata da una scatola di praline.
La mostra, negli spazi Wunderkammer di Via Magenta, sarà aperta al pubblico sino 25 settembre con i seguenti orari:
martedì – domenica: 10 – 18.