Gentile redazione,
le assicuro che non è da me esternare ai media le mie idee o perplessità su alcuni eventi che interessano la mia Varese, di cui parlo solitamente con colleghi o amici,
ma questa volta devo fare uno strappo alla regola.
Sabato 28 luglio ero presente a quello SCEMPIO che il Dottor Dino Azzalin insieme alla carovana dei poeti di banda diversi – abrigliasciolta ha portato in quell'oasi di pace e tranquillità che è Arcumeggia. Il tutto è cominciato con una buona mezz'ora di ritardo e il pubblico in attesa dello "pseudo" presentatore Azzalin che faticava a proferire in maniera chiara e fluente parola.
Scena del delitto: la raccolta chiesa di Sant'Ambrogio del celebre paese dipinto.
Apre la serata un duetto magnifico (all'arpa Giulia Ciaurro e al clarinetto Rosanna Salmini), che purtroppo ben presto lascia la parola a Dome Bulfaro e Patrizia Gioia che per 40 minuti si alternano a – diciamo che il verbo recitare è un eufemismo – una pseudo prosa delirante e pseudo concettuale che parla di intestino, scarafaggi spiaccicati su piastrelle bianche e arricchita da colorite espressioni volgari quali "figlia di puttana" che infarciscono la noia e la assoluta incomprensione del tutto.
A questo punto della prima parte della serata sono uscita indignata e come me hanno fatto in molti.
Non è solo per rispetto dell'edificio ecclesiastico in sé nel quale ci si trovava. "Certo che almeno il Santissimo lo potevano togliere", ha detto qualcuno… Ma è proprio per la totale non presa in considerazione del luogo in sé: Arcumeggia, un paese che d'estate conta al massimo 63 abitanti, molti dei quali in età avanzata, che si sono recati in chiesa quella sera, pensando di assistere a letture di poesie, per lo meno consone al buon gusto…
e così non è stato.
Finita la prima parte, la carovana doveva dirigersi nel cuore del paese a declamare altri versi con fiaccolata annessa.
Ora, io dico solo che probabilmente quella sera qualcuno ha guardato giù e ha fatto sì che la Valcuvia non andasse in fiamme…
Tirava un vento pazzesco e direi che non fosse proprio il caso (visto anche il secco degli ultimi tempi) accendere torce, che peraltro non tutti sapevano maneggiare, visto che un uomo l'ha fatta cadere, facendo prendere fuoco al pezzettino d'erba vicino alla Via Crucis.
Fatto questo appunto, purtroppo non posso giudicare la seconda parte dello spettacolo, che si è rivelata assolutamente non fruibile, in quanto i poeti non essendo microfonati risultavano assolutamente muti già a chi si trovava in una quarta fila nelle strette vie del paese.
Per cui, e come me tanti altri, non sono riuscita a godere del bello o brutto intervento del secondo atto.
Per fortuna l'Osteria del Bocc ha dispensato bibite e aperitivi nella piazzetta a tutti coloro che, delusi, si sono estraniati dalla serata e hanno fatto lì salotto.
La serata si è poi conclusa (decisamente a tarda ora) nel luogo che ERRONEAMENTE viene chiamato Casello delle Marianne, ad opera dello studio Festi, che ha sfidato la sorte, accendendo fuocherelli e un falò in mezzo al bosco…
L'indomani "della festa" Arcumeggia si è presentata così: cera sul sagrato "a iosa" con rischio di cadute per chi si recava alla Santa Messa, involucri di torce sparse per il paese, abitanti sconcertati, delusi e arrabbiati e un parroco che era assolutamente imbarazzato per tutto ciò che è stato costretto ad ascoltare….
Tiro le debite considerazioni:
1. Se un privato vuole divertirsi e organizzare qualcosa di così culturalmente elevato, lo faccia a casa sua, ma proprio casa sua!;
2. Un consiglio ai buoni Raffo, Oldrini e Sardella: prima di accettare di partecipare ad una serata simile, accertatevi di chi altro intervenga e della "regia", ASSOLUTAMENTE INESISTENTE…. Il vostro nome, che per tanti potrebbe essere una garanzia, potrebbe essere così infangato;
3. Un consiglio all'ideatore Azzalin; invece di venire il giorno dopo la scena del delitto in quel di Arcumeggia a dispensare scuse e a riversare le colpe su altri che al posto suo hanno preso in mano le redini "organizzative" della serata, provveda la prossima volta a sincerarsi di ciò che si sta organizzando a suo nome… perché qualcosa di così SCADENTE, MALE ORGANIZZATO, FUORI LUOGO, INCOMPRENSIBILE non si vedeva da tempo….
4. Spero che i giornali non abbiano dato seguito alla serata, elogiando i soliti nomi di chi "scimmiotta" cultura e arte, facendo copia-incolla di comunicati stampa e non presenziando di persona…
Grazie.
Un'Arcumeggiana adottata
Cara lettrice, arcumeggiana adottata, chi di noi ha assistito al reading poetico ha avuto uguali perplessità, più che altro sui tempi lunghi e sulla gestione logistico-organizzativa della serata. Ma è assai meno "furibondo" e categorico per il contenuto. La poesia in teoria è capace di parlare di tutto; e a tutti dovrebbe rivolgersi. In chiesa come in piazza, in camera, in carcere, come, se non sbagliamo, fa già la carovana dei poeti. Se serve, specie oggi, con linguaggio crudo, con la cacofonia dei sentimenti. Come buona parte dell'arte contemporanea. Che sia riuscita o meno. C'è chi sta spendendosi perché Arcumeggia ritorni ad essere quel centro vitale che è stata, anche con un notevole investimento emotivo. Non consideriamola una piccola, intoccabile bomboniera. Ma luogo di iniziative anche diverse, anche rumorose, sconvenienti per qualcuno, non proprio idonee alla tradizione, ma giuste da fare. In ogni caso non da meritarsi una crociata. La gente si è presentata in gran numero, quella sera. E magari parte dei presenti ritorneranno per altre serate simili. A dispetto di qualche arcumeggiano residente deluso. Ma anche questo fa parte della fama che cresce.
La redazione