La giovane ventitreenne, Silvia Ballardini è ora impegnata nel biennio specialistico in ‘Storia e critica d'arte' all'Università Statale di Milano. E' tra i volontari scelti per il Servizio Civile per il ‘Progetto cultura in Comune', di Induno Olona, paese dove vive.
Una breve intervista per comprendere meglio la tesi dal titolo: ‘I quadroni seicenteschi della Basilica di San Vittore a Varese'. Lavoro svolto nel 2006 e diretto dal docente di Storia della Letteratura Artistica, Alessandro Morandotti.
Da dove nasce l'idea di questo lavoro?
‘Avevo deciso di dedicare le mie ricerche per la tesi triennale ad un monumento, artista o luogo della mia città. Tra le idee iniziali c'era anche il Sacro Monte, ma il docente relatore della tesi me l'ha sconsigliato perché già oggetto di molti studi e ricerche. Così tra varie ricerche siamo giunti ai quadri nella Basilica di San Vittore. Opere queste non ancora studiate e di autori non troppo noti', così Silvia spiega la motivazione del suo argomento di studio.
Dove sono collocati i quadroni che hai analizzato?
"I quadroni sono 6. Sono posti sulle pareti laterali della navata della basilica. Entrando e seguendo un percorso da sinistra verso destra si incontrano i quadroni. In ordine: ‘La Carità' di Federico Bianchi, ‘La presentazione di Maria al tempio' di Carlo Innocenzo Carloni, ‘L'adorazione dei Magi' di Ercole Procaccini il Giovane, ‘La strage degli innocenti' del medesimo autore, ‘Labano rimprovera Giacobbe per il furto degli idoli' di Antonio Gionima (?) e in ultimo ‘Abramo e Lot' di Giuseppe Nuvolone. I temi trattati sono dunque quelli dell'Antico e del Nuovo Testamento ai quali va aggiunta un'allegoria della Carità ".
Che tipo di ricerche hai svolto su queste opere?
"Sono partita da una ricerca a livello storico. Come e quando i quadroni sono stati collocati nella chiesa. Purtroppo le fonti d'archivio non mi sono state di grande aiuto. Nonostante i numerosi studi di cui la Basilica è stata protagonista queste opere sono state ‘dimenticate' da tutti gli studiosi e solo recentemente, iniziano ad essere valorizzati. Ho ricercato notizie riguardo tali opere negli archivi varesini e milanesi e l'unica notizia che ho ricavato è che esse sono stati donate alla Basilica nel 1833 dalla Famiglia Moratti".
Quali notizie hai trovato in riferimento a questa famiglia?
"Non molte. So soltanto che insieme ai 6 quadroni sono stati donati 2 confessionali, conservati ora nella casa parrocchiale raffiguranti il ‘Sacrificio di Isacco' e ‘La visione di Giacobbe', entrambi della scuola del Procaccini, datati inizio XVII secolo. E' avvolta nel mistero questa donazione, dato che non risultano atti o documenti precisi in merito alla Famiglia Moratti".
Che studi hai eseguito nello specifico sui quadroni?
"Sono partita dal confronto con opere simili. Queste opere fanno parte di una tipologia artistica molto diffusa nel ‘600: quadroni con cicli pittorici, spesso dedicati a San Carlo, Santa Caterina o ai fasti di Borromeo. E' una forma d'arte nata a Milano e diffusasi nei centri limitrofi per la decorazione di chiese in tutto il ‘600/'700. La curiosità è che qui il tema non è uno solo".
Questo a cosa fa pensare?
"Probabilmente provengono dalla stessa famiglia, quella che li ha donati, ma derivano da cicli differenti. I 6 quadroni hanno lo stesso formato, ma sappiamo che in origine non era così".
In che senso?
"Quasi tutti i quadroni sono stati restaurati nel 1969 dal bergamasco Giuseppe Arrigoni. In precedenza, nel 1892 però, le opere hanno subito l'intervento decisivo del restauratore Paolo Frattini, che, in quell'occasione ha tagliato, nel vero senso della parola le opere, in modo da averle tutte della stessa misura e dare quindi una parvenza di unitarietà".
Ci sono stati interventi di restauro sullo strato pittorico?
"E' stata di recente restaurata da Fulvio Baratelli della società varesina Arkè, la tela con ‘La presentazione di Maria il tempio' di Carloni. In quest'occasione è ricomparsa la firma originale dell'autore e la data 1717-1719. Gli studi eseguiti dai restauratori hanno confermato il taglio di questa tela di ben 33 cm. Un altro intervento curioso è stato fatto sulla tela con ‘L'adorazione dei Magi' di Procaccini. Agli inizi del ‘900 un restauratore di nome Cantù, ricoprì l'intera tela, per un mese, con uno strato di burro con lo scopo di ammorbidirla e rimuovere lo sporco e il nerofumo delle candele".
Hai svolto uno studio iconografico?
"Si, è stato un lavoro impegnativo nonostante le scene rispecchino i canoni iconografici classici. La parte che mi ha occupata maggiormente è stata quella delle fonti, sia per la ricostruzione storica che per le attribuzioni".
Cosa ti è piaciuto di più in questo lavoro di ricerca?
"Sicuramente la parte iconografica che mi ha visto impegnata in ricerche su dizionari vari, da quelli degli attributi iconografici a quelli dei simboli. E' un lavoro durato 4/5 mesi che mi ha coinvolta molto".
Qual è l'apporto fondamentale del tuo lavoro, oltre alla ricerca?
"Tuttora in chiesa ci sono segnate attribuzioni a opere non esatte. Bisognerebbe cambiare le targhette. Inoltre credo che le opere d'arte che ho analizzato, che tra l'altro vedono la mano di artisti piuttosto noti a Varese, come il Nuvolone, meriterebbero maggiori attenzioni, che solo ultimamente stanno ottenendo. Gli studi da fare sarebbero ancora molti. In passato se n'è occupato brevemente solo F.Frangi. Spero che il mio contributo possa essere l'inizio per maggiori approfondimenti".