Un patrimonio da salvare – Sette delle otto statue lignee facenti parte del gruppo dell'Adorazione dei Magi si trovano in questi giorni nel laboratorio di Piero Lotti. Il restauratore torna a curare il patrimonio conservato nel Santuario del nostro Sacro Monte, dopo aver ridonato splendore alla Madonna nera, ora ammirabile nella teca sopra l'altare maggiore, e alla complessa e ricca Cappella Martignoni. Committente del restauro è la Parrocchia di Santa Maria del Monte con il contributo della Fondazione Comunitaria del Varesotto; la direzione scientifica dei lavori è di Isabella Marelli.
Lo stato attuale – Sono stati stimati dal restauratore tre mesi di lavoro per risistemare le opere nella collocazione originaria e poterle ridonare allo sguardo dei fedeli che giungono in Santuario. Una delle maggiori cause di degrado di queste opere è dato dagli sbalzi termoidrometrici del microclima presente in Santuario. Due statue, il Re Moro o Baldassarre e la Madonna col Bambino, che compongono lo scenario sacro, sono già
state restaurate nel 2004 e nel 2006. L'attuale stato di conservazione delle altre sculture, tuttavia, è piuttosto critico. La pellicola pittorica e gli strati preparatori presentano diffusi sollevamenti e cadute. Sono note la delicatezza del legno e le problematiche che affiorano con il passare del tempo su un materiale organico. "Non è un restauro di 'scoprimento', ma interesserà soprattutto il consolidamento dello stato di fatto, il risarcimento delle lacune della pellicola pittorica e degli strati preparatori e la disinfestazione del supporto ligneo che comunque non presenta fenomeni di degrado da insetti xilofagi preoccupanti", si legge nella relazione di restauro.
La loro storia – Le statue, alte intorno al metro e cinquanta, risalgono, secondo l'attribuzione accolta da molti studiosi, entro il terzo decennio del XVI secolo. Nella cappella in basso a destra è murata una lapide che ricorda la morte, avvenuta nel 1538, di Giambattista Pusterla, nobile milanese a cui si lega l'origine della cappella; lapide che ricorda la volontà testamentaria di erigere un sepolcro nel santuario di Santa Maria del Monte, benché nessun documento dimostra l'effettiva committenza dell'altare da parte degli eredi. Percorrendo le vicende storiche del passato si ritrovano documenti fin dal XVIII secolo che testimoniano l'esistenza del luogo
sacro. Il Sormani nel 1739 e poi De Vit nel 1847 narrano che nel 1536 l'Arca funebre della Beata Caterina venne trasferita dal coro della Basilica (dopo la rimozione nel 1502) nei pressi della 'Cappella dei Magi', lasciando intendere che la cappella già esisteva in quell'anno, ben prima della morte del Pusterla. Come spesso accade nella nostra zona, le testimonianze storiche più preziose risalgono alle visite pastorali di San Carlo Borromeo. Nel caso specifico si ricorda quella del 1578 a cui risale il primo documento noto che menziona l'altare: "….in cima alla nave di man dritta, o verso mezzodì, vi è una cappella del medesimo pavimento della chiesa, et ha all'intorno una ferrata, alta cubiti 6 e mezzo dal pavimento, computati 2 cubiti di parapetto e è dedicata alla Beata Caterina nella quale vi sono fabbricati i Tre Magi de rilievo, e sopra di un piano, all'altezza dell'altare, e più. L'altare suo è lungo cubiti 4 e once 8 e largo cubiti 1 e mezzo, alto dalla predella cubiti 1 e mezzo. La detta predella è di due scalini alti in tutto once 20 e larga nel primo piano cubiti 2. A man dritta di detto altare vi è imposto nel muro una cassa nella quale è riposto il corpo della Beata Caterina….".