La Grotta dell'AnnunciazioneLa Grotta dell'Annunciazione

La squadra di lavoro – Patrimonio dell'intera umanità, custodita dalle stratificazioni storiche di secoli, la Grotta dell'Annunciazione nel cuore di Nazareth è dallo scorso ottobre sotto i riflettori di esperti restauratori e studiosi. Gli interventi sono coordinati da un gruppo di lavoro dell'Università di Firenze diretto dal geologo Piegiorgio Malsani e dal chimico Piero Baglioni, coadiuvati da Rodorico Giorni. Questi gli esperti che da tempo hanno analizzato lo stato di conservazione del luogo sacro e che hanno posto le basi per il successivo intervento condotto invece da una squadra varesina. Napoli Salvatore, restauratore di Venegono Superiore, responsabile di Cores4n, è in Terra Santa con la sua équipe da alcuni mesi; tra loro anche due giovani ragazze varesine, Isabella Sartori e Alessia Rodari. Un'esperienza unica ed emozionante da diversi punti di vista raccontata dai diretti interessati. Napoli Salvatore ci spiega i lavori eseguiti, lo stato attuale della Grotta e gli interventi per il futuro.

Quali sono le vicende storiche legate a questo importante luogo di culto?
"Erano evidenti i segni di deterioramento del luogo, la roccia era arrivata al punto di polverizzarsi. La causa di questo è da ricercare negli interventi eseguiti negli anni '70 con polimeri, sostanze plastiche che hanno alterato completamente gli equilibri naturali della pietra, sia intrinsechi del materiale che esterni in relazione all'ambiente. Bisogna inoltre premettere che la Grotta è sempre stata inglobata e protetta in altre strutture architettoniche che si sono susseguite nel corso del tempo. Il piccolo spazio visibile oggi è esattamente parte di quella che doveva essere la casa di Maria, da sempre di proprietà privata e donata ai Francescani nel 1700; questa si trova in quella che ancora oggi è la parte vecchia di Nazareth, caratterizzata da vari cunicoli, grotte e passaggi. Il luogo presente una struttura abitativa primitiva, tipica di un certo tempo storico e ancorata al luogo specifico. Da sempre ambiente venerato, la Grotta è stata affiancata nel tempo da diverse strutture a partire dalle sinagoghe dei primi cristiani, alle aggiunte bizantine fino al periodo francescano che l'ha vista racchiudere in un complesso conventuale. Tali costruzioni avevano la caratteristica di essere realizzate con materiali naturali; il danno maggiore risale agli anni '70 quando viene abbattuto l'edificio esistente per costruire la nuova Basilica, in calcestruzzo".

Particolare GrottaParticolare Grotta

Cosa ha comportato questo all'interno della Grotta?
"Anche la Grotta subisce dei rimaneggiamenti, in particolare viene ricoperta l'intera superficie rocciosa con strati di resine e sostanze che non permettono alla pietra di 'respirare'. Interventi fatti in buona fede che a prima vista sembravano risolvere la situazione di degrado ma che a lungo termine hanno causato danni notevoli. Ci siamo trovati di fronte a sette strati di patine da levare per tornare allo stato originario della superficie lapidea e soprattutto per riportare gli equilibri che ne permettono la presente e futura conservazione. Sono processi molto lenti che richiedono del tempo: per questo torneremo a Nazareth a settembre dopo aver monitorato per un certo periodo la situazione".

Come siete intervenuti sulla superficie, con quali tecniche?
"Sulla base delle preliminari ricerche svolte dagli studiosi dell'Università di Firenze, si può dire che abbiamo svolto un intervento di 'pronto soccorso'. Dopo aver decretato le cause macroscopiche del degrado si doveva intervenire con metodi e sistemi consoni e allo stesso tempo innovativi. Sono tecniche nanometriche già utilizzate in passato da me, sempre in collaborazione con l'università fiorentina, anche in altri cantieri. In Lombardia nel 2004 tali metodi sono stati utilizzati per esempio nel Chiostro di Santa Maria delle Grazie a Gravellona. Consistono nell'immettere nella superficie porosa della pietra delle micro molecole di idrossido di calcio che subiscono poi la carbonatazione naturale e ricreano la roccia senza nessun materiale estraneo. Le questioni aperte da affrontare nel tempo sono ancora molte".

Gli studiosi al lavoroGli studiosi al lavoro

Dalla pulitura della superficie è emersa qualche traccia sottostante dello strato originario?
"E' venuta alla luce una lunghissima traccia, una cura e un'attenzione per il luogo che va al di là di ogni tempo. Ci sono graffiti, lettere greche e simboli religiosi legati alla fede, testimoni del passaggio dei pellegrini già dei primissimi secoli della cristianità".

Un'esperienza importante non solo dal punto di vista lavorativo, ma anche umano.
"Si, davvero una bella esperienza. Abbiamo infatti deciso di organizzare dei workshop, pratici e teorici, dalla durata di tre settimane in Terra Santa. L'idea è quella di permettere ai restauratori interessati, ma non solo, anche architetti per esempio, di affrontare alcune problematiche specifiche direttamente sul luogo. La parte teorica è limitata e si concentra proprio sulle nuove tecnologie impiegate nel restauro. Ci sarà anche la possibilità di conoscere Gerusalemme e altre realtà, durante due o tre giorni liberi durante il workshop. Questo progetto è reso possibile grazie alla disponibilità della Custodia di Terra Santa e di padre Eugenio Alliata dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme".

Il video dei restauri sul sito www.custodia.org
Info sui workshop www.iscnazareth.org