Uno dei piaceri della vita consiste nel vagare in una libreria senza una precisa idea su che libro acquistare e lasciarsi affascinare da un titolo o da una foto in copertina, o meglio ancora dal loro insieme.
E’ accaduto con “I treni vanno in Purgatorio” di Hermàn Rivera Letelier (Guanda, pp.172, Euro 10). Ma il piacere più intenso è, dopo averlo acquistato e letto, scoprire che ci abbiamo azzeccato e quindi abbiamo fatto bene a salire su quel treno, vero palcoscenico in movimento dove ogni personaggio ha assegnato il ruolo conferitogli dal destino.
E’ un romanzo che va letto con l’identica lenta cadenza con cui procedono i convogli in quel variegato Purgatorio denso di decadente umanità. Purgatorio quale luogo di momentanea stasi tra due estremi: l’Inferno e il Paradiso.
Spazio di sospensione meditativa sul passato ed inoltre recupero della memoria al fine di comprendere e purificare le cause di quella sosta.
Di valore simbolico anche la durata del viaggio. Quattro giorni, come le stagioni della natura, come le stagioni della vita, poiché il treno corre lungo i ferrei binari tracciati dal destino.
Sulle variegate figure dei personaggi, definiti dall’autore con tratto tale da conferire ad ognuno distinta personalità, spiccano due protagonisti; un errante fisarmonicista ròso dal ricordo straziante di un amore perduto che “aveva amato alla follia, fino alla confusione dei sensi” e una cartomante ineffabile nel predire il destino altrui quanto incerta nel profetizzare il proprio.
Realtà e leggenda si fondono mutando, di volta in volta, i confini dello spazio e dei sentimenti fino all’ultima stazione il cui nome non poteva che essere Miraje cioè Miraggio.
PROMEMORIA: I LIBRI SI ACQUISTANO IN LIBRERIA
Hernàn Rivera Letelier “I treni vanno in Purgatorio” (Garzanti, pp. 172, Euro 10)
Mauro Bianchini