Come si è serbata la memoria di una pletora di principi tedeschi impegnati, nei secoli XVII e XVIII, a tenere corte e a celebrare il loro piccolo potere? Grazie all'arte italiana, al genio, soprattutto lombardo, che ha saputo e dovuto emigrare altrove per guadagnarsi pane e fortuna.
Una di queste vicende famigliari, per tanti versi esemplare, la ricostruisce il libro di Pietro Delpero I Volpini, una famiglia di scultori tra Lombardia e Baviera (secoli XVII-XVIII), per Le bolognesi edizioni del Mulino, uscito da pochi mesi e presentato il 18 dicembre scorso presso l'Università dell' Insubria a Varese, con una lectio magistralis di Eugenio Riccomini, professore di Storia dell'Arte moderna all'Università di Bologna.
L'insubrico professore Andrea Spiriti ha fatto gli onori di casa, quindi, davanti a una platea scelta di allievi dei corsi varesini di Storia dell'arte, presente l'autore del volume, Riccomini ha sciorinato la sua meravigliosa leggerezza di eloquio, divagando tra le residenze squisite della Baviera, decorate da schiere di specialisti italiani. Architetti, scultori e stuccatori in particolar modo, cresciuti nella pratica del mestiere paterno, eredi di sangue e di cultura, viaggiatori all'estero e professionisti a corte.
All'Insubria sono risuonati nomi – Bianchi, Borromini, Fontana, Maderno – oriundi per l'appunto della terra dei laghi lombardi, artefici delle più stupefacenti creazioni della Roma Barocca. Sarebbe sufficiente recarsi a Bissone e leggere la targa apposta sul Municipio…i Volpini quindi non fanno eccezione, ma confermano, semmai, una tradizione che darà nel Settecento ultime, raffinatissime fioriture. Il loro campo di azione – di padre in figlio – saranno le corti tedesche e cattoliche, dove lasceranno ingenti apparati decorativi, negli interni e nei giardini, in stucco e in marmo, per la gioia degli occhi e dello spirito.
Pietro Delpero, spulciando gli archivi tedeschi, ha saputo gettare luce su angoli ingiustamente dimenticati della Storia dell'Arte, troppo condizionata da grandi nomi e dall'aura romantica che si è impadronita del fare artistico. Riccomini gli ha dato atto di questo prezioso lavoro di riscoperta di figure e rapporti – di parentela, di committenza, di intrecci politici e dinastici – dipanato nel volume con grande pazienza e passione.
Prima di lui e insieme con lui, anche Andrea Spiriti ha svolto, per altri laboriosi lombardi, uguale "missione". L'Italia, nelle arti belle, è stata davvero maestra a tutta l'Europa, diffondendo un linguaggio comune, cosicché le statue dei Volpini potrebbero stare, indifferentemente, a Versailles come ad Ansbach, come in qualche villa laziale o lombarda.
Davanti all'uditorio, affascinato e a corto di domande, il professore bolognese si è congedato dalla mozartiana lezione con il divertito consiglio di andare in vacanza, anziché a Diano Marina, a Cesenatico o a Sharm-el-Sheik, nientemeno che ad Ansbach. Non vi è modo migliore per zittire gli astanti, scoprire meraviglie e ricreare lo spirito.
Pietro Del Pero
I Volpini, una famiglia di scultori tra Lombardia e Baviera (secoli XVII-XVIII)
Collana "Monografie dell'Istitituto storico italo-germanico in Trento"
Le edizioni del Mulino, Bologna, 2006
pp. 304
€ 20,00