Quasi ottanta metri di altezza, 230 gradini per salire in cima la torre, 400 anni di storia. Questi i "numeri" del simbolo della città di Varese per eccellenza, il campanile che svetta maestoso al fianco della Basilica di San Vittore.
Il monumento, nel prossimo mese di marzo compirà appunto 400 anni, un'età venerabile che rende necessarie alcune opere di consolidamento e restauro che fortunatamente non interessano la stabilità della torre campanaria, ma la sua struttura esterna, vittima degli anni e dell'inquinamento.
Cos'è successo. La notte del 24 luglio 2016 i Vigili del fuoco, allertati da una segnalazione, sono intervenuti per una azione di verifica sullo stato del campanile. l'intervento si è reso necessario per controllare un supporto distaccato di materiale dal fronte ovest. La verifica non ha fatto rilevare una situazione di pericolo immediato. Mons. Luigi Panighetti, prevosto di Varese, ha subito conferito l'incarico per la realizzazione di una struttura "mantovana para sassi" completa di un doppio strato di rete zincata, montata in prossimità della prima cornice, per contenere eventuali nuovi distacchi. Della situazione è stata data notizia alla Soprintendenza di Milano, la quale, il 1 agosto, richiedeva di "trasmettere con tempestività un progetto per il definitivo consolidamento e restauro". L'intervento è però, evidentemente, di tipo temporaneo. In un secondo tempo si è proceduto a ispezionare e verificare i lati del campanile per stabilire le necessarie soluzioni da attuare, e per allontanare tutte le preoccupazioni sorte. È stato eseguito un controllo puntuale che aveva come obiettivo l'accertamento di ogni possibile rottura o distacco.
Le cause del degrado. In questo momento non esiste ancora un'ipotesi di lavoro predefinita: solo dopo gli approfondimenti sarà possibile stendere un preventivo di spesa conseguente alla formulazione del progetto di restauro In linea generale la quasi totalità del materiale, pietre, marmi, ferri, soffre di de-coesioni la cui origine va ricercata nell'azione dell'acqua piovana con le sue componenti acide causate dal persistente inquinamento urbano. Questa aggressione, reiterata è diventata nel tempo sempre più incisiva. Dai primi fenomeni decoesivi superficiali, si è passati a vere e proprie disgregazioni sempre più estese. Così la materia perde, conseguentemente, le sue qualità di resistenza e compattezza.
Alla ricerca dei fondi. "Un lavoro importante per i cittadini oggi, ma anche e soprattutto per il futuro della cittadinanza domani" ha spiegato il prevosto di Varese, monsignor Luigi Panighetti. Un lavoro, presumibilmente da un milione e mezzo di euro, "anche se dare cifre è ancora piuttosto prematuro" ha precisato Panighetti. Fondi ingenti che dovranno essere recuperati tramite banche, fondazioni, bandi, enti pubblici, ma anche grazie alla generosità dei cittadini.
Per questo è stato creato un comitato d'onore che "sorvegli", sostenga e orienti i lavori per questa importante opera. Il comitato è presieduto da mons. Franco Agnesi, Vescovo ausiliare di Milano e Vicario Episcopale di zona, e annovera il Prevosto di Varese, il prevosto emerito mons. Gilberto Donnini, il Decano di Varese don Mauro Barlassina, il sindaco Davide Galimberti, il prefetto Giorgio Franco Zanzi, il questore Attilio Ingrassia, l'assessore alla cultura Roberto Cecchi, il rettore dell'Insubria Alberto Coen Porisini, il già ministro della Protezione Civile Giuseppe Zamberletti, il Soprintendente Luca Rinaldi, il Presidente Università Cattaneo – Liuc Michele Graglia, il Rettore Liuc Federico Visconti, Luigi Jemoli, il già segretatio Camera di Commercio Angelo Monti e l'imprenditore Aldo Ossola. Il comitato tecnico scientifico è composto dall'architetto Giorgio Vassalli, dal geometra Giovanni meschini e dall'ingegner Riccardo Aceti.
Questo consesso di saggi, valuterà le tappe di un progetto impegnativo che potrebbe durare dai due anni e mezzo ai tre.
Per questo è stato creato un comitato d'onore che "sorvegli", sostenga e orienti i lavori per questa importante opera. Il comitato è presieduto da mons. Franco Agnesi, Vescovo ausiliare di Milano e Vicario Episcopale di zona, e annovera il Prevosto di Varese, il prevosto emerito mons. Gilberto Donnini, il Decano di Varese don Mauro Barlassina, il sindaco Davide Galimberti, il prefetto Giorgio Franco Zanzi, il questore Attilio Ingrassia, l'assessore alla cultura Roberto Cecchi, il rettore dell'Insubria Alberto Coen Porisini, il già ministro della Protezione Civile Giuseppe Zamberletti, il Soprintendente Luca Rinaldi, il Presidente Università Cattaneo – Liuc Michele Graglia, il Rettore Liuc Federico Visconti, Luigi Jemoli, il già segretatio Camera di Commercio Angelo Monti e l'imprenditore Aldo Ossola. Il comitato tecnico scientifico è composto dall'architetto Giorgio Vassalli, dal geometra Giovanni meschini e dall'ingegner Riccardo Aceti.
Questo consesso di saggi, valuterà le tappe di un progetto impegnativo che potrebbe durare dai due anni e mezzo ai tre.
Quattrocento anni e li dimostra. Le vicende della realizzazione del campanile furono molte, tenendo conto che l'opera prende inizio nel 1617 e viene ultimata solo nel 1773. La costruzione procedette per diversi momenti. Le tappe fondamentali sono descritte nelle narrazioni del Tatto, dell'Adamollo-Grossi e del Marliani. Le cronache varesine ricordano che "la prima pietra posta nel fondamento del campanile di Varese è stata messa in Domenica alli 5 marzo d. anno 1617 dal Sig. Prevosto di Varese dottore, con molto concorso di gente, e fù circa le ore 23, e fù posta nelle fondamenta verso la casa del sig. Ippolito Franc. Frotta, ed il detto sig. Giov. Pietro Dralli ha dato il donativo alla d. fabbrica ducatoni nove di lire 7,4 per cad., ed anco il fratello del sig. Tommaso dottore e del sig. Modesto notaro del sig. Gio. Maria canonico di S. Vittore, tutti 5 figliuli del sud. Sig. Giuseppe, ed il capomastro che lavora al detto campanile è Jacopo Visconti e l'arch. Gius. Bernasconi".
Un modello per l'epoca. Quelli erano anni di grande fervore edizilio e l'architetto varesino, soprannominato Il Mancino, era impegnato in numerosi cantieri come quello per la chiesa di S. Antonio, quello della chiesa di S. Giuseppe e per l'impegnativa fabbrica della salita a S. Maria del Monte. La Torre è testimonianza esemplare del tardo manierismo imposto nella diocesi milanese dai Borromei. La parte conclusiva della cella campanaria, compreso il cupolino, è quella realizzata nel tardo Settecento dai fratelli Baroffio, rispettosi ed in sintonia con la soluzione prevista dallo stesso Bernascone.
Quei segni di cannone… Il lato esterno del campanile verso il sud, conserva le tracce di molte palle di cannone: sono quelle fatte sparar dal generale austriaco Urban, nel 1859, per "punire" la Torre di aver suonato a festa i suoi bronzi, quando in Varese entravano, vittoriosi e liberatori, i Garibaldini.
Il concerto più bello e "invidiato". Non si può dimenticare infine che "vanto della torre è il suo importantissimo e prestigioso concerto, capolavoro del fonditore varesino Felice Bizzozero che lo realizzò nel 1825 – si legge sul sito dall'Associazione Italiana di Campanologia. Si tratta indiscutibilmente del miglior concerto ambrosiano in LA bemolle 2, che non ha rivali in termini di solennità, grandiosità e personalità. Il Campanone si colloca, come valore assoluto, fra i bronzi di grandi dimensioni più interessanti ed emozionanti dell'area lombardo-triveneta, e senz'altro fra i migliori della sua epoca".
Un impegno civico. Uno degli obiettivi, il più ambizioso e "turistico", del restauro è permettere l'accesso fino alla cima a cittadini e turisti. I tempi sono ancora lunghi però. Tra la situazione attuale e il completamento dei lavori ci sono ricerche di fondi, progetti, studi di fattibilità, commesse.
Ma è un dovere della città – come ha sottolineato lo stesso sindaco – oltre che istituzionale prendersi cura e guarire le ferite del proprio patrimonio artistico e culturale, e sarà l'occasione per evidenziare il senso di appartenenza alla comunità varesina.
Ma l'attesa verrà sicuramente ricompensata quando, terminati i lavori, si potrà compiere una salita verso il cielo per perdersi in un'impareggiabile veduta a 360 gradi.