Sacrifici – In attesa di vederlo a Varese, il Sacrificio di Isacco, recentemente ascritto al catalogo di Caravaggio, è in tourneè sui luoghi toccati dalla biografia del pittore 'maledetto'. A Malta fino a poco tempo fa, da qualche giorno a Trapani, al Museo Conte Agostino Pepoli, in una rassegna dal titolo "Caravaggio, l'immagine del divino"; mostra che riunisce 14 tele, frutti di prestiti istituzionali o privati, tra cui il fratello maggiore o il gemello, quel Sacrificio di Isacco di provenienza americana, dalla collezione B. Piasecka Johnson del New Jersey.
Le doppie versioni – In realtà, i veri protagonisti della doppia mostra, dedicata non solo a Caravaggio ma anche a Sir Denis Mahon, 97 anni di recente, di cui buona parte trascorsi a studiare la storia dell'arte italiana, sono I bari, altro lavoro, solo di recente inserito tra gli autografi caravaggeschi. Storia curiosa quella dell'opera: il compratore, lo stesso Mahon, se li trovò letteralmente in mano, al tavolo di un ristorante, sfogliando un catalogo d'asta. L'opera, fissata ad un valore di 50 mila sterline, (circa 70 mila euro) agli occhi
del critico raccontava qualcosa; non sembrava solo e semplicemente una copia. Il restauro successivo al suo acquisto ha dato conferme. Il Sir ha ritenuto l'opera variante credibile del più noto identico testo conservato al Kimbell Art Museum di Fort Worth. I bari, seconda versione, affidati in deposito permanente dal suo proprietario e autenticatore, all'Ashmolean Museum di Oxford, sono esposti a Trapani per la prima volta, in Italia.
La conferma della Gregori – L'ipotesi di Mahon ha trovato poggiature anche nei confronti effettuati da Mina Gregori. Anche la decana della storia dell'arte italiana si è detta "convinta dopo averlo visto e studiato" che si tratti della mano autentica del maestro, sfidando la prudenza che deve accompagnare sempre annunci che vanno a toccare da vicino un catalogo 'pericoloso' come quello del Merisi.
Quel pentimento tipico – Quanto al Caravaggio 'varesino', di proprietà di un facoltoso industriale modenese, in procinto di essere esposto in città in una mostra didattica dal titolo "Luce di Lombardia. Da Leonardo a Caravaggio", sembra avere un destino simile. Anch'esso 'vidimato' da Mahon, con la benedizione di un altro studioso di cose caravaggesche, Maurizio Marini, viene presentato a Trapani a fianco del gemello americano. Presentato e schedato nel catalogo edito da Romartificio. Una scheda che dettaglia gli esiti delle indagini radiografiche cui è stato sottoposto dal Centro di Diagnostica per l'Arte Fabbri di Campogalliano nel modenese, grazie a cui sono emersi pentimenti, variazioni in corso d'opera "secondo un procedimento tipico e peculiare al ductus operandi del Caravaggio".
Varesevive e spera – Tempo fa chiedemmo a Silvano Colombo, curatore del progetto espositivo per conto dell'Associazione Varesevive in merito ai rischi di una simile operazione. Ci rispose con una battuta. "Se dovesse esserci un polverone, speriamo di trovare una aspiravolvere". Come a dire, non ci interessa ora stabilire noi la irrevocabile autenticità dell'opera; ci bastano le attestazioni dei due esperti. A noi interessa far vedere come il clima pittorico caravaggesco abbia potuto trarre linfa anche da una certa specie di ambientazione spaziale e luminosa lombarda. Staremo a vedere.