Gornate Olona – E’ stato uno dei padri del risorgimento artistico italiano che ha cercato di trasmettere, con la propria opera, il desiderio di cambiamento di una Nazione ancora agli albori. La vita dell’artista ticinese Vincenzo Vela, rivive attraverso i disegni del noto fumettista Giuseppe Palumbo, nel volume “Il Cavo e il Pieno – Il processo a Vincenzo Vela” (edito dalla «luganese» Marco Lucchetti Art Gallery) presentato al museo di Ligornetto, a lui dedicato, nell’ambito delle iniziative organizzate nel bicentenario della sua nascita.
“Racconto una storia che affronta le battaglie dello scultore in difesa degli ideali di libertà e di giustizia sociale nella quale interrogarsi sul rapporto tra arte e potere ” – spiega il disegnatore lucano, noto al pubblico per le sue tavole che vedono protagonisti personaggi come Ramarro, Diabolik e Martin Mystere.
In una storia immaginaria il fumettista ripercorre non solo le imprese ma soprattutto l’anima dello scultore, il suo spirito battagliero, “un artista che – dice – sento molto vicino. Studiandolo ho scoperto un Vela fuori dagli schemi e le sue contraddizioni mi appartengono”.
Come cambia in questo caso il modo di disegnare rispetto al tradizionale fumetto?
“Da anni faccio esperimenti e non a caso mi hanno chiamato e proposto di realizzare questa opera. I saggi grafici per tipologia si possono definire “ibridi”. Una parte si basa sulla documentazione e una sulla fiction. L’approccio è più scientifico e in questo caso è fondamentale la fase di studio e progettazione. E’ solo questo che cambia, la tecnica rimane la stessa. Occorre però molta attenzione perchè ci si confronta con un dato realistico. Per me non è difficile occuparmi di questi temi. Con il mio collettivo Action30, da qualche anno mi dedico a un certo modo di fare fumetti, cercando di portare la saggistica in questo mondo. Sto lavorando anche ad altre tematiche, storiche e attuali, indagando sulle nuove forme di razzismo e di fascismo. E’ un genere che mi piace perchè, essendo un mancato archeologo ho una certa e naturale propensione alla ricerca. Tornando al graphic novel: “Il cavo e il pieno” il valore narrativo e informativo ruotano, allo stesso tempo, intorno alla vita e alle opere di Vela. Il processo simbolo che ho voluto evocare è quello del romanzo di Kafka interpretato dalla mente geniale di Orson Welles che ne trasse un film. Ho voluto forzare la visione accademica dell’artista mettendolo in crisi”.
Vela dunque diventa un simbolo: lui che aveva lavorato per i grandi dell’epoca era animato da uno spirito rivoluzionario, che superava con un senso di straordinaria umanità. Una contraddizione tipica di tutti gli artisti che “devono vivere per lavorare e lavorare per vivere”. Questo diventa oggetto di discussione del processo…
Cosa gli ha lasciato la storia di Vincenzo Vela?
“Le sue ossessioni trovavano una composizione tra pieni e vuoti all’interno della sua arte e, in questo senso, anch’io ho trovato la strada per capire il mondo che mi circonda, attraverso i fumetti”.
Intanto nelle sale del Museo di Ligornetto, la mostra “Poesia del reale. Vincenzo Vela 1820-1891” è stata prolungata fino al prossimo 13 marzo e sarà visitabile nei seguenti orari: da martedì a venerdì dalle 10 alle 17; sabato e domenica dalle 10 alle 18.