Legnano – Fino al 16 giugno, l’Atelier Ferioli sarà il luogo dove arte e cibo si incontrano in un connubio di bellezza grazie a due artisti, Vittoriano Ferioli e Irene Lenzi che con le loro visioni distintive, offrono un’esperienza immersiva che stimola la vista e il pensiero critico.
Le loro opere, pur diverse nello stile, si completano, creando un percorso espositivo ricco di colori e suggestioni.
Vittoriano Ferioli utilizza cibo e utensili della cucina, dando loro un’anima e un temperamento, inserendoli in ambienti familiari. Gli oggetti sembrano danzare nello spazio, nature morte in assonometria, vibranti, con macchie di colore che lasciano presagire impronte di cibo sulla tovaglia.
Il caos allegro è avvolto dalla luce domestica. Ogni oggetto, parafrasando Borges, racchiude un intero universo. E nell’opera di Ferioli ogni cosa fluttua in perfetta armonia. Ferioli attinge alla vivacità della pittura di Henry Matisse, incorporando anche elementi della cultura Pop, alla Andy Warhol per l’introduzione di marchi molto conosciuti, e alla Basquiat per l’uso irregolare e spontaneo del testo. Ma dentro ai suoi capolavori c’è l’innocenza alla Mirò, un mondo di leggerezza e di sogno.
Le parole e le frasi, inserite qua e là, bilanciano il contesto pittorico, diventando appunti giornalieri, come annotazioni di una lista della spesa. L’introduzione di elementi della Pop Art emerge anche attraverso l’inserimento di icone della cultura consumistica, come i Puffi, ricordi di un passato di spensieratezza.
E cosa c’entra la politica? Arriva di sorpresa, come da una voce radiofonica fuori campo. Nella sua opera si sente un inno di ottimismo, un gradevole tintinnio di piatti, e il profumo della pasta al sugo di casa della domenica. La semplicità e il suo stile bohémien sono la risposta più efficace al dilagante conformismo.
Pur differenziandosi nello stile, la scelta dell’arte figurativa e un’ inclinazione per la grafica accomunano i due artisti.
Irene Lenzi, utilizza il particolare di piatti seguendo l’esempio di Domenico Gnoli, per esaltare la bellezza del dettaglio e dell’equilibrio formale. Pop- corn, caramelle gommose e pasta al sugo, il cibo diventa simbolo della nostra epoca, tracciando il passaggio quotidiano e documentando la moderna cultura consumistica, senza scivolare nel grottesco, ma mantenendo un equilibrio per le forme.
Per la Lenzi, l’arte del dettaglio viene rappresentata con un close-up alla Niklaus Stoecklin, ma è solo nella microscopica imperfezione che si cela la vera natura dell’uomo, un lato autentico, lontano dalla pubblicità. Così le patatine sono flaccide e irregolari, come nella realtà, senza i filtri tanti di moda nell’era social.
Pop- Corn e Pop- Art: la scelta dell’ abbondanza, della ripetizione e del junk food sono icone della produzione di massa e testimoniano la vicinanza di questa giovane artista al pensiero provocatorio di Andy Wahorl e in particolare all’opera Campbell’s Soup.
Per entrambi gli artisti, le scene quotidiane diventano specchio della loro intima relazione con il cibo e della vita stessa.
Marzia Rizzo