Milano – Nel carcere di Casa Azul a Città del Messico, l’unico azzurro possibile riguarda le divise delle detenute e il cielo a scacchi dietro le sbarre.
Nel 2016 Giulia Iacolutti affiancandosi alla sociologa Chloé Constant, impegnata a sostenere un corso di scrittura creativa all’interno della prigione, ha elaborato una ricerca fotografica tesa a mettere in evidenza i processi di transizione dal maschile al femminile avvalendosi della collaborazione di cinque detenute, una delle quali accusata ingiustamente e poi assolta dopo quattordici anni di detenzione.
Il lavoro di Giulia Iacolutti “Casa Azul”, in corso presso il PAC Project Room a Milano, induce il visitatore ad acquisire consapevolezza verso una categoria di persone alle quali viene negata qualsiasi forma di identità sociale.
Il blu di Prussia dominate nelle immagini in mostra si rifà alla cianotopia, antica tecnica di stampa elaborata da Anna Atkins, botanica e pioniera sia in camera oscura che in ambito fotografico.
Per Giulia Iacolutti tale scelta stilistica rimanda simbolicamente al colore delle divise e alle gelide tonalità delle sbarre.
Il percorso di fiducia tra le detenute e la fotografa ha preso avvio con immagini che ritraevano alcuni dettagli del corpo, fotografie di spalle, sino ad arrivare a ritratti simili a foto segnaletiche il cui fine portava dall’identificazione all’identità.
A completare il percorso espositivo concorrono oggetti, manoscritti e disegni realizzati dalle detenute quale testimonianza della loro sentita partecipazione al progetto.
Giulia Iacolutti – “Casa Azul” – PAC Project Romm, Via Palestro 14. Fino al 2 febbraio 2022. Orari: 10-19,30; giovedì 13-22,30. Chiuso lunedì e 24, 25, 31 dicembre e 1 gennaio 2022. Biglietti: intero Euro 8; ridotto Euro 6,50.
Mauro Bianchini