Da sempre il cielo è stato fonte di interesse pere l'uomo, sebbene sia impossibile determinare quando abbia cominciato a studiarne i fenomeni. Senza dubbio i cacciatori di mammut di trentamila anni fa conoscevano i movimenti celesti, usati come basi di riferimento per spostarsi. Da sempre i marinai hanno seguito il corso della stella polare per orientarsi in mare.
Famosi per gli studi astronomici sono gli Etruschi, la cui religione, una sintesi di elementi italici e orientali, addirittura mesopotamici, prevedeva pratiche come l'aruspicina, ovvero la lettura del futuro dalle viscere degli animali e l'epatoscopia, ovvero l'esame del fegato. L'archeologia ha messo in luce la presenza di veri e propri modelli di fegato in argilla, usati per le pratiche divinatorie, come quello conservato a museo di Piacenza.
Religione rivelata. La religione etrusca, un po' il cristianesimo, era una religione rivelata, cioè trasmessa al popolo da personaggi divini e trascritta in libri, i cosiddetti libri divinatorii, nei quali si parla anche di cosmogonia e organizzazione celeste.
La volta celeste. Gli Etruschi dividevano la volta celeste in sedici regioni ciascuna dedicata a una divinità, e allo stesso modo dividevano gli spazi terrestri. La zona migliore, positiva per l'uomo, era quella nord-orientale, la più sfavorevole quella sud-occidentale. In queste vere e proprie case avevano sede gli dei, come Tinia, il dio del fulmine, Uni, la dea madre ed anche Ercole, unico eroe greco accolto nel pantheon etrusco. Un documento eccezionale è proprio il fegato di Piacenza che reca incise le sedici zone, con tanto di iscrizioni che identificano il nome del dio.
Dal cielo alla terra. Questi elementi di cosmologia erano poi applicati anche alla vita quotidiana. Le sepolture erano orientate verso la parte più favorevole del cielo e la pratica della divisioni in parti era seguita anche nelle fondazioni delle città.