«Sono svizzero, ma adoro l’alto artigianato italiano». Così, Carlo Rampazzi, ha aperto il talk, condotto da Nicoletta Romano sul “Fascino dell’inatteso” alla Varese Design Week.
Carlo Rampazzi, grande architetto e designer svizzero, nato ad Ascona, in Canton Ticino, si diploma in Architettura e Decorazione d’interni a Lugano e Parigi. Inizia la sua carriera negli anni Settanta, reinterpretando il mobile classico secondo il suo personalissimo stile “neo massimalista”.
Nel 1974 fonda ad Ascona il suo studio e galleria d’architettura Selvaggio e dagli anni Ottanta prende parte a mostre e prestigiose fiere di settore, fra cui il Salone del Mobile di Milano – cui è presente anche a questa edizione con il tema “L’Onda” –.
Nel 1987, con l’architetto Anna del Gatto, presenta ad Abitare il Tempo a Verona la collezione neo-eclettica “La nuova tradizione”, e vi ritorna nel 1988, con Alessandro Mendini e Anna del Gatto, con l’allestimento “Stanza per colonne”. Nello stesso periodo collabora con aziende italiane del settore.
Durante gli anni Novanta e i successivi, firma una serie di progetti contract, come il Ristorante stellato Rico’s di Zurigo, il Grand Hotel Tschuggen ed il Valsana Hotel &Apartments di Arosa, l’Hotel Eden Roc e l’Hotel Carcani di Ascona, il Carlton Hotel di St. Moritz e il Bülow Hotel a Dresda.
Progetta a livello internazionale residenze private, boutique, spazi per collezioni private, musei, yacht, imbarcazioni da crociera e spa. Dal 2003 collabora con la Sergio Villa Mobilitaly.
Carlo si è raccontato nell’incontro di venerdì sera – tra il pubblico anche il Sindaco Davide Galimberti – parlando delle sue creazioni, dei suoi viaggi, della sua vita.
«Potrebbe essere un personaggio uscito dal Rinascimento – dice Nicoletta – riadattato al terzo millennio» e continua «io lo posso paragonare ad un Yves Saint Laurent del design, perché riesce ad utilizzare il colore in un modo assolutamente unico e personale». Sì, il colore è sicuramente la sua nota distintiva, e proprio per questo riesce ad entrare in perfetta sintonia con il fil rouge della III edizione della VareseDesignWeek.
«Io trovo che il colore sia la cosa essenziale – dice Carlo – e bisogna avere il coraggio di metterlo anche sui muri» ed è proprio da qui, dall’energia che il colore sprigiona, che prende vita tutta la sua collezione, che raccoglie pezzi di assoluta unicità e bellezza, quasi delle opere d’arte.
È bene, però, soffermarsi un istante sul binomio Arte – Design. Lo facciamo con le parole dell’architetto. «Abbiamo fatto un’esposizione a Ginevra dal titolo Arte Design. Io trovo che il design non sia arte al 100%, perché l’arte è il risultato della vita dell’artista, che vive in un mondo tutto suo e cerca di spiegarlo attraverso le sue opere. Il design è e rimarrà sempre un oggetto utile ma pur sempre un oggetto! Perciò io ho pensato a questa esposizione a Ginevra come Arte e Design, due entità che si competano: c’era l’opera d’arte e c’era il mio mobile. Il mio mobile senza l’opera artistica soffriva».
Arte e Design devono quindi creare un sistema di relazioni reciproche, l’uno non può esserci senza l’altro e viceversa.
Durante la VDW è stato possibile conoscere il mondo Rampazzi grazie all’esposizione dei suoi Indispensabili.
Giulia Lotti