condotta al martirio
"La prima forma di tutela per i beni culturali è la conoscenza" soleva ripetere Maria Luisa Gatti Perer, che tanto ha fatto per promuovere gli studi sulla storia dell'arte lombarda. Pensando a queste parole abbiamo deciso di realizzare questo volume per raccogliere tutti gli arredi che nel corso dei secoli hanno fatto parte della Cattedrale di Crema e che ora sono conservati altrove, con il rischio che venga persa la memoria del loro legame con il Duomo". Comincia con queste parole l'introduzione firmata da Gabriele Cavallini e Matteo Facchi, al volume intitolato: "La Cattedrale di Crema. Assetti originari e opere disperse", edito da Scalpendi.
Tre dunque sono i fari che illuminano la pubblicazione: il desiderio di conoscenza e di condivisione con storici ed esperti di differenti discipline, la volontà di offrire una guida alle opere ancora conservate nell'edificio sacro cittadino e un approfondito studio trasversale, filologico e critico.
Il volume, prima di presentare ampi affondi dedicati alle terracotte rinascimentali del Duomo e del Museo, ad
alcuni dipinti conservati nel Palazzo Vescovile e alle campane del Duomo, percorre, passo dopo passo e scheda monografica dopo scheda, gli altari e le cappelle del Duomo. La pubblicazione, in poco più di duecento pagine, si propone di ricostruire il contesto storico e le necessità liturgiche e devozionali che nel corso dei secoli hanno portato a commissionare ad artisti ed artigiani questi oggetti e preziosi manufatti.
Non è la prima volta che ci occupiamo delle iniziative culturali della Società Storica Cremasca, un giovane e "gagliardo" sodalizio che nel recente passato ha proposto la giornata di studi intitolata "La Cattedrale di Crema. Le trasformazioni nei secoli: liturgia, devozione e rappresentazione del potere". La Società Storica è nata con lo scopo statutario di promuovere gli studi letterari, musicologici e storici di Crema, del Cremasco e dei territori limitrofi, ponendosi nel solco della tradizione degli studi patri e come valido propellente culturale per la città. Ma noi crediamo anche come buon paradigma di realtà locale impegnata nella conoscenza e diffusione del sapere. Magari replicabile anche quì da noi.