Inaugurate nelle sedi dei Musei Civici di Varese due mostre nell’ambito del Festival fotografico europeo sul tema del ritratto.
Marina Alessi espone in Sala Veratti fotografie realizzate con la Polaroid durante il Festivaletteratura di Mantova: scatti di scrittori, giornalisti e intellettuali.
Ma è la mostra al Castello, che abbiamo visitato in anteprima accompagnati da Claudio Argentiero, quella che ci ha fatto scoprire la fotografia tra arte e impegno sociale.
Espongono quattro fotografi: Ugo Panella, Giovanni Mereghetti, Giovanni Sesia e Pino Bertelli.
Tutti realizzano immagini che colpiscono lo spettatore per l’intento comune: quello di restitiuire la dignità perduta a chi viene ritratto.
Ugo Panella, fotogiornalista, presenta il reportage ‘Volti negati’ pubblicato sulle maggiori testate internazionali, realizzato in Bangladesh dal 1999 al 2002 con l’allora inviata esteri di Repubblica, Renata Pisu sul tema delle giovani donne sfigurate con l’acido solforico.
Panella ci racconta i particolari di questa terribile usanza per cui le ragazze vengono punite gettando loro dell’acido per il solo fatto di rifiutare matrimoni combinati o denunciare l’uomo che le ha stuprate. Nel 2002 ne erano censite 20.000, grazie a questo reportage si sollevò un movimento d’opinione internazionazionale e il Bangladesh dichiarò, almeno formalmente, illegale questa orrenda pratica.
Panella si sofferma sulla storia di Bina, ritratta in alcune foto: “si è fatta portavoce di queste donne, quelle più sfortunate sopravvissute, perchè condannate per tutta la vita a una ‘slavina di dolore’ fisico – poiché l’acido solforico provoca lesioni permanenti impedendo la funzionalità degli arti o la masticazione – e mentale – poiché questa condizione le costringe a nascondersi per tutta la vita”.
Giovanni Mereghetti, fotogiornalista, da sempre legato alle tematiche sociali, realizza il progetto ‘A muso duro’ nel carcere di San Vittore, dove i detenuti sono in attesa di pena. “Al di là dell’aspetto fotografico – rimarca Mereghetti – ritengo importante il recupero della dimensione umana e dell’identità personale. Raccontare le diverse storie di chi ti trovi davanti e a cui hai dedicato quattro anni di lavoro e di vita, porta a instaurare un legame che dura nel tempo”.
Giovanni Sesia in ‘Tempo e memoria’ unisce la sua formazione artistica alla fotografia recuperando un vecchio archivio fotografico di un ospedale psichiatrico. Dal punto di vista tecnico lavora sui negativi delle foto stampandole su carta riportata su legno intervenendo pittoricamente. “Ma ciò che è più importante – dice Sesia – è in recupero della memoria e dell’identità di persone vissute cent’anni fa la cui effigie era destinata alla distruzione. L’intento è proprio quello di dare una seconda vita artistica a questi individui.”
Pino Bertelli, “fotografo di strada” ricorda un’epoca storica in ‘Piombino: gente della città del ferro’. I personaggi ritratti tra il 1970 e il 2014 evocano la memoria dei luoghi e riportano alla luce la dignità, la forza e la speranza di una città oggi in difficoltà: “la fotografia del pane amaro – afferma l’artista – coniuga l’uomo e il mondo in punto di fotocamera e ricostruisce la vita quotidiana del proprio tempo”.
Castello di Masnago
fino al 19 maggio
da martedì a domenica 9.30-12.30 /14.00-18.00
4 euro, ridotto 2 euro, scuole 1 euro
Chiuso 1 aprile S. Pasqua, aperto lunedì dell’Angelo
Sala Veratti
fino al 22 aprile
venerdi’, sabato e domenica 10.00-12.30 /14.30-18.30
Ingresso libero
Chiuso 1 aprile S. Pasqua
Cristina Pesaro