Busto Arsizio – Pubblicato per la prima volta nel 1886 il libro Cuore ebbe immediato ed enorme successo non solo in Italia, ma in tutto il mondo, trasformando Edmondo De Amicis (Oneglia 1846 – Bordighera 1908) in uno degli autori italiani più noti di sempre. Strutturato sotto forma di diario dell’alunno Enrico Bottini e destinato ai piccoli lettori della scuola elementare, resta ancora oggi uno dei romanzi più popolari della letteratura mondiale per ragazzi e descrive un microcosmo che riflette l’intera società italiana dell’epoca.
Perché leggere il Libro Cuore?
L’opera di De Amicis nasce con un chiaro e preciso intento pedagogico, finalizzato ad educare ai valori dominanti di quel determinato periodo storico, caratterizzato da profondi cambiamenti nella società italiana. In altre parole si proponeva di fare gli italiani. Rappresenta probabilmente il più completo e affascinante affresco di un’epoca lontana che sembra molto distante dall’attuale: l’Italia post risorgimentale di Umberto I è infatti l’arco temporale in cui si svolgono le vicende descritte. Leggerlo o rileggerlo può essere davvero utile per capire da dove veniamo e come ci siamo trasformati in poco più di un secolo. Un anno in una terza elementare di Torino attraverso le cronache quotidiane dello studente Enrico Bottini ci raccontano un’Italia rappresentata in tutte le sue componenti sociali. I diari di Enrico hanno sempre per protagonisti bambini della stessa età e veicolano, a tratti con toni moralistici, i valori in cui riconoscersi quali amore per la patria e per la famiglia. Garrone, De Rossi, Nobis, Coraci e tutti gli altri studenti, compagni di Enrico, provengono da ogni classe sociale: dal figlio dell’operaio a quello dell’alta e ricca borghesia sono funzionali a descrivere un microcosmo che riflette l’intera società italiana. Lo stesso De Amicis descriveva così il suo progetto: “Sarebbero osservazioni, bozzetti, schizzi, scene di famiglia e di società, personaggi anonimi che compariscono e spariscono, in ogni caso l’ispirazione e la commozione , la freschezza giovanile di un’anima schietta.”
Franti il bullo ante litteram
Franti o Garrone? Uno l’antitesti dell’altro anche se il personaggio di Franti, il bullo che esercita la sua superiorità fisica e se la prende con i più deboli di lui ha suscitato un interesse particolare proprio perché rompe lo schema, ride a sproposito davanti al dolore e, di fatto, rappresenta la negazione di tutti i valori e di tutti i buoni sentimenti che il libro Cuore cerca di trasmettere. E se De Amicis lo condanna come figura negativa Umberto Eco ne ha dato nel suo celebre saggio L’elogio di Franti (1962) una lettura del tutto nuova e originale. Per Eco Franti rappresenta la ribellione, che viene sedata e soffocata, dall’ordine costituito l’alternativa a quella società in cui, magari anche ipocritamente, trionfano dolciastri e zuccherosi i buoni sentimenti. Scardina il “prontuario delle moralità dominanti, delle virtù borghesi da rispettare, dei miti patriottici e dei tabù sociali propri di quell’età (Asor Rosa).”
Un classico anche per i boomer
Noi boomer cresciuti a pane e Cuore abbiamo avuto la fortuna di conoscere, nei lontani e tardi anni sessanta, una nipote di Edmondo De Amicis, allora preside in un istituto scolastico di Alessandria. In quegli anni il romanzo era ancora saldamente considerato formativo, la lettura era consigliata caldamente dagli insegnanti e se ne avevano copie ovunque: quelle ereditate dai genitori, dagli zii e dai cugini grandi, senza contare quelle ricevute in regalo per compleanni, comunioni e cresime. La stessa nipote dello scrittore ce ne regalò preziose copie, con dedica e variamente illustrate in occasione dei nostri infantili riti di passaggio. Il mondo però in quegli anni iniziava a girare in fretta, sempre più in fretta: si avviava velocemente verso i nostri giorni vorticosi dove tutto è fluido e i valori, quando ci sono, sono molto labili.
M. Giovanna Massironi