Segnalazione – Dopo la mostra dedicata a Modigliani, bollata sul blog di Giuseppe Frangi come "cosa da lasciar perdere, un mausoleo insulso per un campionario di mediocrità. Allestimento di Modigliani al limite del truce", è arrivata l'antologica dedicata all'universo camaleontico degli anni '80 che resterà aperta al pubblico fino al 26 settembre.
In mostra, alcune opere della collezione permanente del Museo gallaratese raccolte da Silvio Zanella proprio nel torno di anni che, dall'embargo statutinetense nei confronti dell'Iran, ci hanno traghettati fino all'abbattimento del Muro di Berlino. I rilievi di Dario Brevi e Gianantonio Abate si trovano inframmezzati ad oggetti di design come la teiera Odile di Follessa o la sedia che Michele De Lucchi firmò nel 1989. Il dinosauro verde del Gruppo Plumcake é affiancato alle sagome trasparenti di Lodola, mentre poco più in là si vedono i mobili di Sottsass e di Masanori Umeda. Chiudono la rassegna le immagini e le voci dei film cult e i consigli di ottanta libri per gli anni Ottanta di Luigi Mascheroni, mentre l'atmosfera privata del salottino del cultore di musica è ricreata sulle sedie Bubble di Bartoli e alla luce della lampada di Gae Aulenti e Achille Castiglioni.
Un percorso espositivo, breve anzi brevissimo, che mette in mostra nel Museo una parte della collezione del Museo. Una scelta curatoriale che sembra puntare esplicitamente al fascino mitico – e mitizzato – che il decennio è in grado di proiettare nella nostra
contemporaneità, alla seduzione collettiva e un po' generica di "vecchie cose tirate fuori dal cassetto". La scelta dei curatori è stata dunque quella di leggere questa porzione di antologia, ancorandola al contesto storico nel quale è nata e cresciuta. Una mostra facile, potremmo dire, leggera, imbevuta di una buona dose di languore epidermico, in perfetta sintonia con la Milano da bere e l'arte altrettanto liquida degli anni '80.
Il passato mitico – Tuttavia, il rischio del sentimentale magone nostalgico, alimentato dalle reliquie delle frange musicali o artistiche commerciali, dalle meteore dell'archeologia contemporanea, lascia a bordo strada la lettura e l'interpretazione profonda di uno dei periodi più frastagliati e tortuosi dell'arte contemporanea.
Il tutto e il contrario di tutto – Un periodo artistico in cui la fanno da padrone contraddizioni e forme espressive in esplicita opposizione. Abbandonate per sempre le tendenze concettuali degli anni '60 e '70, si fecero strada nuovi movimenti e correnti artistiche per i quali il carburante unico – o quasi – fu quello del citazionismo. E
così sorsero all'orizzonte i Nuovi nuovi con Luigi Ontani e Aldo Spoldi; la Transavanguardia con Nicola De Maria, Mimmo Paladino e Sandro Chia; il Nuovo Futurismo con Marco Lodola, Luciano Palmieri, Gianantonio Abate, Plumcake. L'arte intanto, complici anche le aste e il battage pubblicitario, si trasformava sempre più in affare. Dunque un decennio tutt'altro che semplice o avvicinabile con una facile interpretazione. Quella del MAGa, a nostro avviso, sembra essere una lettura facilona e in parte riduttiva, da tempo libero e da scatola dei ricordi.
"Il Poverismo è davvero l'unico volto, o l'unico volto realmente d'avanguardia, dell'arte italiana a cavallo tra gli anni '60 e '70? E la Transavanguardia, pur ammettendo che essa non si risolve in un semplice "ritorno alla pittura" e neanche in "un ritorno alle tecniche tradizionali", come pure si continua a ripetere, ma consiste piuttosto in un atteggiamento nomadico, quanto predatorio nei confronti di linguaggi più o meno recenti, esaurisce realmente il discorso sugli anni '80? A quest'ultima domanda intende rispondere (negativamente e attraverso i fatti) la mostra della Fondazione Noesi, pur senza ovviamente accampare alcuna velleità di completezza… (…)". E' questo uno stralcio del testo introduttivo della mostra allestita alla Fondazione di Martina Franca e dedicata proprio all'arte degli anni '80. Una mostra problematica ma che tenta di gettare sul tavolo alcune delle questioni cruciali dell'arte degli ultimi venti-trent'anni.
A Gallarate, invece, gli spunti migliori vengono più che dall'allestimento della mostra temporanea, dal video in collezione permanente dove, va detto, si respira tutt'altra aria. "L'arte rivela l'uomo, la società e la civiltà di ogni specifica epoca. Questo museo, fedele alle sue premesse, prosegue nell'opera di documentazione del cammino dell'arte che è testimonianza del cammino dell'uomo e della società". Parole di Silvio Zanella, ricordato nel video da Giovanni Orsini come uomo umile ed impopolare perchè dotato del coraggio e della coerenza di vagliare e di accogliere nella sua collezione solo opere e artisti di valore.
Flash80
Fino al 26 settembre 2010
MAGa – Museo d'Arte di Gallarate
Via Egidio De Magri 1
http://www.museomaga.it/
orario: 9.30 – 19.30 da martedi' a giovedi' e domenica
9.30 – 22.30 venerdi' e sabato
lunedi' chiuso
biglietti: Intero – 8,00