L'arte come innamoramento, scrive Luciana Schiroli. Un amore lungo non fou, quanto intenso, fedele, come può essere quello rispettoso e muliebre per tutta una vita di Sergio Colomboper la sua pittura. E fedele, incrollabilmente, per i luoghi cari a pochi metri, pochi chilometri da casa sua.
Di scena, questa volta, nella gioiosa macchina da guerra dei suoi olii su tavola, la Valganna, esposta fino al 20 agosto nella Badia di San Gemolo: Ganna, Ghirla, Mondonico, Boarezzo.
Per chi conosce l'opera e la sterminata biografia di Colombo, nulla di intensamente nuovo, se non il piacere bulimico di una pittura sapientemente maneggiata con destrezza, ormai ad occhi chiusi, da un pittore dilettante che conosce a memoria, dove si chiudono le prospettive, dove calano le ombre, dove picchiano i bianchi, dove occorrano gli ocra, e sia necessario lavorare sui verdi.
Ma poi si offrono quegli interni del Maglio di Ghirla che tuttavia da soli valgono la visita; che se si vuole, sembrano emanare, specie l'olio con l'oggetto in primo piano, qualcosa di più una scoperta di un riconoscimento di un luogo caro o di un valore affettivo, ma una presenza formale per se stessa, una massa muscolosa cromatica, con punti di intelligenza luminosa non indifferenti, trattati con prudenza ma con la virilità del vero buon pittore che supera anche le proprie convenzioni./
Sergio Colombo Arte come innamoramento. La Valganna
Dal 29 Luglio al 20 agosto 2006
Badia di San Gemolo – Ganna
A cura di Luciana Schiroli