2002, olio su tela
Colore, spazio e superficie – Dipanare il trentennale excursus artistico di Adriano Pitschen (Lugano, 1953) in così poche battute è cosa ardua. Fin dai suoi primi lavori, realizzati a partire dalla seconda metà degli anni Settanta, l'artista elvetico ha infatti mostrato un particolare interesse per l'intricata dialettica tra forma e spazio (esteriore ed interiore), evidenziando, parallelamente, la cauta scelta di una gamma cromatica ridotta che ne ha influenzato tutto il percorso. Pochi (s)oggetti collocati su un piano d'appoggio, colori spenti per descriverli e una luce sommessa che filtra da fonti diverse per sottolineare forme e superfici assolute. È questo l'identikit della sua primissima produzione.
Un microcosmo tondeggiante – La paura di scivolare su un terreno già ampiamente battuto lo ha tuttavia portato a prediligere un lavoro lento e accurato, a far suo un linguaggio "minimale" che riuscisse a cogliere, con la sua essenziale forza pittorica, «la condizione luminosa e spaziale degli oggetti». A poco a poco le forme, sempre più piatte e bidimensionali, affiorano, e si sfiorano, fino ad assestarsi e a riempire l'intero spazio monocromatico. Come asserisce Pitschen nei suoi personali Scritti d'atelier, «mentre prima erano poche impronte ad emergere, ora sono molteplici forme a ricoprire la superficie». Ovuli – bolle, o comunque forme mutuate dal cerchio, proliferano come piccole cellule erranti, prontamente congelate in una sorta di mutevole liquido amniotico. In questi nuovi lavori il problema fondamentale della stesura pittorica e il rapporto con la superficie della tela vengono portati all'estremo: l'essenza della pittura sta nel formato della superficie e la percezione d'insieme permette di scoprire le vere dinamiche formali.
La conquista della superficie (pittorica) – Ma se nelle opere su carta – acquarelli, inchiostri ed incisioni – prevale una propensione alla leggerezza e alla trasparenza, dalla seconda metà degli anni Novanta, negli oli, la sua ricerca vira in direzione di una rigida compostezza che gioca sul rapporto densità-saturazione. Se nelle prime, le forme erano costantemente accentrate in uno spazio azzerato, ingabbiate in strutture ovoidali – squadrate o discontinue – che le dividevano dal vuoto circostante, nei secondi, non esiste più un pieno e un vuoto, poiché è lo stesso vuoto a plasmarle, definendone i contorni attraverso dei profili-aloni che si sovrappongono creando, in contrasto con la superficie rettangolare del supporto, delle trame ir-regolari.
Adriano Pitschen. Nel vivo – dipinti, disegni e incisioni 1995-2010
Fino al 13 febbraio 2011
Mendrisio, Museo d'Arte
Piazza San Giovanni 1
Tel. 0041916403350
museo@mendrisio.ch
Orari: martedì – venerdì 10.00 – 12.00/ 14.00 – 17.00;
sabato e domenica 10.00 – 18.00; lunedì chiuso