Buona la prima – Il teatro di Montegrino non aveva forse mai accolto così tante persone, almeno non per uno spettacolo teatrale, specie di questo tipo. Perché "Il nostro Strambissimo Piccio", la pièce inedita andata in scena giovedì 2 agosto, proprio nel paese della Valtravaglia che due secoli fa diede i natali a Giovanni Carnovali detto, appunto, il Piccio, non esercitava il richiamo di un classico o di una facile risata, coltivando piuttosto l'ambizione di raccontare la vita di questo grande pittore, cogliendo l'essenza della sua umanità e della sua arte.
Entusiasmo e stupore – Un tentativo non semplice, perché semplice non era riuscire a condensare i tratti salienti di una così spiccata personalità e i momenti topici della sua esistenza in un'opera scorrevole e armoniosa, capace di coinvolgere lo spettatore senza annoiarlo.
Ma è il grande successo di pubblico e di critica, la cui eco ancora risuona di entusiasmo e positivo stupore, tanto da chiedere a più voci "a quando una replica", a dire che l'obiettivo è stato raggiunto.
Le donne fuori scena – L'elaborazione drammaturgica, curata da Alessia Bianchi con la collaborazione di Silvia Sartorio e la supervisione di Carolina De Vittori, presidente dell'Associazione "Amici di G. Carnovali detto il Piccio", promotrice della serata, si è rivelata una trama avvincente e accattivante, una mescolanza ben dosata di sentimento, ironia e riflessione, confluiti in un'unica toccante emozione: il ricordo del Piccio. Il tutto attraverso le voci delle quattro donne più importanti nella vita del pittore.
Le donne in scena – La madre, interpretata da Patrizia Rigamonti, che con dolcezza e ilarità ha saputo esprimere la profondità dell'amore materno e la curiosità sui tanti risvolti non conosciuti della vita del figlio.
La Contessa Spini, colei che coltivò e incoraggiò la passione del Piccio per la pittura, in scena Anita Mandelli, incarnazione pressoché perfetta di questa nobile affettuosa e un po' svanita che il Carnovali ritrasse in uno dei suoi più famosi dipinti. Margherita Marini, il grande e infelice amore del Piccio, cui una fresca Enrica Ghirlanda ha saputo dare la leggerezza e la spontaneità dell'adolescenza, e la giusta timidezza nel manifestare il segreto del suo sfortunato sentimento. Più sicuro di mostrarsi e intriso di accennata passione l'amore di Maria Malibran, nel volto e nella figura di Alessia Bianchi, sinuosa espressione di un sentimento maturo, nutrito d'arte e di ideali condivisi.
Il protagonista – E sopra tutti lui, il Piccio, onnipresente in scena, almeno nello spirito, protagonista e collante dell'intero spettacolo grazie all'eclettica interpretazione di Massimo Barberi, che, all'occorrenza svagato, bizzarro, affettuoso, divertente e appassionato, ben si è calato nei non facili panni di questo grande artista dell'Ottocento.
Gli episodi di vita realmente vissuti si intrecciano agli aneddoti e alla storia, arricchiti da documenti autentici e intercalati da brani e letture di autori vari, tra cui Manzoni, Tarchetti e Montanelli, traducendosi in un racconto romanzato, esaltato nella messa in scena dal gusto attento ed esperto di Silvia Sartorio.
Uno spettacolo raffinato, che con garbo conduce alla scoperta, o riscoperta del Carnovali, e che certamente meriterebbe palcoscenici di sicuro prestigio.