Giorgio Seveso ha scritto di lui: "La sua adesione al genius loci nostrano, cioè ai termini e al gusto generali di una pittura lombarda per eccellenza, volutamente o risolutamente naturalistica, priva di ogni stravolgimento avanguardistico, di ogni teorizzazione radicale, è assoluta e totale, e ce lo consegna oggi come uno dei protagonisti di più robusta coerenza nella nostra pittura del Novecento, tuttavia, che anche per lui fu sempre istintivamente e sinceramente "antinovecentista", i cui sentimenti, la cui adesione limpida alle circostanze del paesaggio e all'amore costante per il visibile naturale sono argomenti di distinzione, senza mai cedimenti, oscillazioni, travestimenti (…) Un postimpressionismo che, appunto in Lombardia più che altrove, sfuggendo i rischi e le vertigini del formalismo, sceglier di restare
legato ai temi e agli spunti di una relazione d'affetto e di chiarezza descrittiva tra la visione e la natura, il paesaggio e l'interno domestico (…)".
E quel "lui" risonde al nome di Domenico De Bernardi (1892-1963), protagonista del paesaggio varesino e legato a doppio filo a Besozzo. L'incontro, nel 1910-11, con i pittori Aldo Carpi e Ludovico Cavaleri fu determinante per la sua decisione di dedicarsi anima e corpo alla pittura. Come artista, non avendo frequentato alcuna scuola d'arte, può essere considerato autodidatta ma, nel corso degli studi secondari e universitari, egli aveva acquisito una profonda cultura umanistica e scientifica che lo sorresse durante l'intera sua attività.
L'Ospedale di Varese non conserva solo ritratti di benefattori ma anche una ristretta antologia di vedute di paesaggio. Paesaggio, Navi a Genova è un olio su compensato. Paesaggio con case e bambino è, invece, un olio su tavola. Il dipinto, caratterizzato dall'inconfondibile maniera franta e da tocchi di colore stesi in modo rapido, appartiene a questo grande paesaggista locale, in grado di assurgere a livello di riferimento nazionale per questo particolare genere.
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