Tre opere, che rappresentano simbolicamente "tre atti", per mettere in scena e raccontare al pubblico le inquietudini e le trasformazioni della società attuale: è la recente mostra di Paolo Grassino al Muse Pecci di Milano.
Curata da Stefano Pezzato, la personale di Grassino si intitola "Percorso in tre atti", proprio perché si pone come obiettivo l'intrapresa di un viaggio, scandito appunto in tre momenti successivi, che conduce lo spettatore verso un mondo visionario e vagamente futuristico. La ricerca in tre atti si sviluppa, in realtà, a ritroso nel tempo, dal 2012 al 2008, per mostrare la sapienza e l'inquietudine, la tecnica e l'immaginazione, la composizione, e l'evasione: e tutto ciò è stato racchiuso nelle tre opere.
Le tre opere in mostra sono estremamente diverse tra loro: l'artista, molto eclettico, si cimenta infatti nell'utilizzo di strumenti vari, proponendo così una scultura, un'installazione video, e un'opera di pittura. I nomi delle opere sono particolarmente significativi: Analgesia, Controllo del corpo e Resa.
Analgesia è la scultura, realizzata nel 2012 con fusioni in alluminio, poi con l'installazione ambiente).
Ciò che contraddistingue quest'opera è la totale assenza di piacere e dolore: e questo può avvenire soltanto se ci si proietta in un futuro spazio-temporale sconosciuto, ossia in un mondo immaginario abitato da cani lupo, guardiani cyborg con una leggendaria terra sperduta da cui emergono gli spogli monumenti all'abitacolo umano. L'installazione, originariamente esposta sulla nuda
spiaggia di Bredene/Ostenda in Belgio.
Nell'opera tutto ruota attorno all'istinto primordiale del branco, all'identità di un gruppo e all'appartenenza a un luogo. Le carcasse di automobili Fiat Uno (unico auto-riferimento dell'artista torinese) sono disposte come quinta scenica, mimesi urbana nel deserto dilatato del tempo a venire, del ritorno a una natura selvaggia, prossimo adattamento delle specie terrestri all'evoluzione in corso sul pianeta T.
La visione di Grassino appare quasi come se fosse estratta da un film, o da un libro: e chiaramente il tema predominante è di tipo fantascientifico; ma come uno di fantascienza, un frammento di storia, una preveggenza, un viaggio nella mente. La scena resta muta, immobile nella sua tensione vitale rappresa nella fusione d'alluminio, una campionatura spaziale di corpi animali, una composizione plastica e simbolica sull'ostilità e sulla vulnerabilità, sulla forza e sulla paura, sulla fierezza e sulla ferocia. All'uomo spetta il ruolo di spettatore, oltre che di artefice, di un'apparizione extra-ordinaria evocata dal subconscio, il lato oscuro della lotta per la vita.
La seconda opera è intitolata "Controllo del corpo", è stata realizzata nel 2010, e questo caso è diametralmente opposto rispetto a quello appena visto: dalla materialità della scultura si passa infatti alle più eteree videoproiezioni.
I soggetti delle riprese sono corpi appesi in tre diverse sequenze video, in tutto nove figure fuori dal tempo e dallo spazio, girano e rigirano su se stessi assecondando le torsioni dei cavi posti sulle loro teste. I movimenti plastici rivelano sembianze anonime di maschere o marionette, forme stilizzate di manichini o totem (nove artisti torinesi ridotti a una rappresentazione iconica di se stessi).
Il trittico video di Grassino riflette sul pubblico il moto virtuale di rotazione intorno ai corpi, come il moto apparente del Sole intorno ai pianeti. Il loop delle immagini configura al loro insieme una dimensione ciclica, cosmica.
Infine, l'ultima opera è quella di "pittura": si intitola
Resa, ed è stata realizzata nel 2008 (acrilico su carta).
Essa rappresenta la condizione dell'abbandono, dove si rinuncia ora volontaria: le mani in alto sono pittografate da Grassino a scala sovrumana, inermi radiografie di nervature e pelle stratificate, sedimentate, come impronte primitive positive e negative, simboli di lavoro e di potere, strumenti linguistici.
Paolo Grassino è di Torino, nato nel 1967 dove tuttora vive e lavora. Con le sue opere propone una riflessione sulle derive della società attuale, sospesa sul crinale tra naturale e artificiale, tra precarietà e mutazione. Nel 2012 ha presentato il progetto Analgesia in diverse versioni alla rassegna Beaufort 04 a Bredene/Ostenda in Belgio e alla galleria Rolando Anselmi di Berlino; ha esposto inoltre alla Fondazione 107 di Torino.
Nel 2011 ha presentato l'opera Madre al MACRO di Roma, partecipato alla Quarta Biennale di Mosca e tenuto personali alle gallerie Paola Verrengia di Salerno e Alessandro Bagnai di Firenze. Nello stesso anno ha partecipato a mostre in musei pubblici internazionali come il Frost Art Museum di Miami e il Loft Project ETAGI di San Pietroburgo. Nel 2010 ha tenuto una antologica al Castello di Rivalta (Torino) e una personale alla galleria Giorgio Persano di Torino. Nel 2009 ha partecipato alla mostra Essential Experience al museo RISO di Palermo. Nel 2008 ha tenuto una personale in Francia al Musée d'Art Moderne di Saint-Etienne e partecipato alla XV Quadriennale d'Arte di Roma. Nel 2005 ha realizzato una grande installazione sulla facciata della Fondazione Palazzo Bricherasio a Torino, mentre nel 2000 la Galleria d'Arte Moderna di Torino gli ha dedicato una personale.
Percorso in tre atti
Personale di Paolo Grassino
Dal 22 gennaio al 16 febbraio 2013
Museo Pecci Milano, Ripa di Porta Ticinese 113
Orario: da martedì a sabato dalle 15.00 alle 19.00
Ingresso libero
Info: Tel. 0574 531828