Sull’isola di Kimolos, piccola meraviglia selvaggia sperduta nelle Cicladi, tra i muretti a secco dei declivi, guardando alcuni asinelli liberi di possedere il proprio spazio, mi viene in mente la storia del Puledro e il Pastore.
Albert Einstein, nel 1938, si domanda quali siano le radici dell’antisemitismo, ossia cosa porta l’uomo a ricercare un capro espiatorio contro cui accanirsi. Una situazione che avrebbe condotto, di lì a poco, alla persecuzione e allo sterminio di un intero popolo. In sostanza si interroga su quale possa essere la reale motivazione per cui i Tedeschi odiano gli Ebrei. Quasi come un moderno Esopo, risponde cercando di racchiudere il suo parere in un asciutto aneddoto.
C’è un puledro, molto felice che gode dell’ampia libertà delle vallate. Un giorno un pastore gli dice “Oh, puledro, tu saresti veramente felice se non ci fosse il Cervo. Il Cervo è più veloce di te e raggiunge le pozze d’acqua nelle quali anche tu vorresti abbeverarti. Vieni quindi con me, stai nel mio recinto, e ti libererò per sempre dai cervi.
L’antisemitismo, l’abominio verso l’altro, è innanzitutto perdita della propria libertà. Il puledro si fa schiavo volontario di colui che si propone di eliminare il suo antagonista. Il meccanismo dell’aggressività e l’odio verso il prossimo, palese o celato, sembra innato nel cuore umano e viene spesso alimentato da una dissennata politica di oppressione nei confronti di ciò che, in apparenza, può sembrare “diverso”.
Il Viaggiator Curioso
Kimolos, 20 agosto 2017
La Favola è liberamente tratta da
Giulio Giorello, Alle 8 della Sera, Radio Rai.