La prima versione di due capolavori – E' un occasione imperdibile proprio per tutti, un capolavoro dell'arte, indimenticabile. E' curioso come la storia di san Paolo coincida un po' con la storia, spesso controversa, di Caravaggio o delle sue opere. La Caduta di Saulo e la Conversione di Paolo sulla via di Damasco, rappresentano i titoli delle opere che raffigurano solitamente quell'evento significativo, che segna la vita dell'apostolo. Egli conosce la caduta e poi la rinascita nella fede, di una persona nuova.
Saulo di Tarso e Paolo sono la stessa persona, però c'è un prima e un dopo, totalmente differenti e significativi, come in un certo senso, lo sono le due versioni dello stesso soggetto che Caravaggio realizzò, contro voglia, del dipinto dedicato proprio alla Conversione di san Paolo. Esiste, infatti, una prima versione del 1600-1601, appartenente alla Collezione Odescalchi di Roma, quella ora esposta a Milano, rifiutata e una seconda versione accettata, molto più famosa e nota, che si trova sempre a Roma, ma nella chiesa di Santa Maria del Popolo sulla parete laterale destra della cappella Cerasi (di fronte, sulla parete sinistra, si trova La Crocifissione di san Pietro).
I motivi di un rifiuto – Caravaggio a quel tempo aveva suscitato già vivo interesse tra gli intenditori d'arte, per quel suo modo particolare di usare la luce e le ombre. E, a seguito di ciò, monsignor Tiberio Cerasi lo volle con sè per eseguire i due capolavori sopra accennati per la cappella di famiglia. Un biografo di Merisi non del tutto amico del nostro, Giovanni Baglioni, ci racconta che la prima versione del dipinto venne rifiutata perché Cristo appariva con tale forza ed irruenza, tanto da essere trattenuto da un angelo altrettanto possente, e ciò suscitava imbarazzo e timore, per l'umanità che esprimeva. E' bene ricordare che prima della conversione Paolo stava recandosi a Damasco con lo scopo e
seconda versione
l'autorizzazione di riportare in catene i fedeli cristiani, che là si erano rifugiati; l'apparizione di Cristo sulla via è un evento per lui traumatico, sia per l'effetto fisico che subisce, l'accecamento totale della vista, sia per le parole a lui rivolte da Gesù stesso: "Sono Gesù, colui che tu perseguiti". Caravaggio, non fece altro che tradurre, secondo il suo temperamento, ribelle e anticonvenzionale per quel tempo, l'episodio raccontato negli Atti degli Apostoli. Immagina con tale vivezza Gesù e l'Angelo, che sembra reggere o quasi trattenerlo, e inventa anche la figura del cavallo che disarciona Saulo, il quale piomba a terra, portandosi le mani al volto: egli si copre gli occhi da quella luce che l'ha appena reso cieco. Noi sappiamo che lo sarà solo per poco, ma il dramma che sta vivendo è terribile e lo si percepisce dal movimento caotico delle figure che non trovano equilibrio, agitate da una frenesia repentina. Troppo per la sensibilità di allora, perché la luce di Cristo che inonda la scena rende così vivo e credibile il dramma di Saulo, tanto da non poterne sopportare la vista. Il fatto è che l'artista è Caravaggio e la verità della sua pittura sincera, dove la luce acquista un valore metafisico, tuttora non ci può lasciare indifferenti.
La seconda versione – Nella seconda versione, quest'ultima accettata, tutto si placa; la luce rimane la stessa, ma Saulo ormai accoglie e ascolta finalmente con il cuore le parole di Cristo, apre le braccia al cielo, il cavallo è governato dallo scudiero e tutto si svolge all'interno della stalla, luogo analogo a quello in cui venne alla luce il Salvatore, tutto s'acquieta. L'unico elemento vivo, dinamico, e protagonista del capolavoro è la luce che irrompe dall'alto con i suoi raggi salvifici. La Conversione è avvenuta, perché solo colui, come Paolo, che sa ascoltare la parola di Dio è toccato dalla luce dell'Eterno.
La "Conversione di Saulo" di Caravaggio
In esposizione fino al 14 dicembre 2008
Sala Alessi di Palazzo Marino –
Piazza della Scala – Milano
ingresso gratuito
Orario: tutti i giorni dalle ore 9.30 alle 19,30 (giovedì fino alle 22.30)
Catalogo Skira. Info: 02.54277