di Villa Panza
Prendersi il tempo necessario – Presenta certamente più domande che risposte, pone più un'autentica riflessione sulla conoscenza e sul mistero che un'indagine sulla creatività artistica. La ricerca di Bill Viola si presenta, in buona sostanza, come sorta di viaggio interiore per chiunque sia alla ricerca del Sè e del suo senso (inteso, letteralmente, come 'direzione'), tentando di destare sensazioni, pensieri ed emozioni che si trovano in fondo all'anima dell'Uomo.
Ma soprattutto il lavoro di Bill Viola vuole essere un invito a ri-considerare il tempo. Il tempo della visione (il tempo della fruizione), della vita, della conoscenza e dell'esperienza.
Risponde insomma ad una ricerca di ordine esistenziale che, per una volta, mette d'accordo la natura fisica e spirituale dell'uomo, quella morale e quella psicologica, proponendo una storia, un cammino, una crescita naturale.
(A questo proposito, ricordiamo la copertina de La Lettura di domenica 1 luglio, firmata da Viola: "Dal desiderio – il seme/ Dal seme – l'albero/ Dall'albero – il frutto/ Dal frutto – la conoscenza/ Dalla conoscenza – la saggezza/ Dalla saggezza – il mistero/ Dal mistero – la vita").
Il rapporto che si viene a creare tra l'opera e il fruitore è per Viola la dimostrazione che lo stesso supporto scelto (il video) è un processo dinamico in continua evoluzione: la visione, in definitiva, è in progress e lo sguardo dello spettatore, spostandosi da uno schermo all'altro, crea un proprio montaggio.
Le opere, caratterizzate da una potente capacità immersiva, rivelano una fortissima carica simbolica e, insieme, qualità non riconducibili ad un genere o ad un movimento specifici.
L'arte come strumento di conoscenza – L'autore pare richiamare il pubblico tanto alla pratica della meditazione quanto alla contemplazione del reale, della natura, del cosmo. Si può parlare allora di opere che mettono in atto una diversa conoscenza del visibile, della vita e della morte giacchè come ha scritto Anedda: "In un mondo che ripudia la morte, Bill Viola è uno dei pochi artisti in grado di evocarla".
L'uso di schermi a circuito chiuso, inoltre, ci ricorda che siamo nell'era della telesorveglianza, dell'abuso dello stesso termine "visione". Subito dopo, Bill Viola si immerge nell'indagine della dimensione onirica e dell'inconscio, del mistero della stessa esistenza umana, si butta a capofitto nell'inafferrabile affettività dell'era della iper-connessione e dei social network, sapendo oltrepassare i labili termini di un precario post-romanticismo occidentale, valicando e andando oltre l'eredità del capitalismo della seduzione di Michel Clouscard e le intimità fredde di Eva Illouz, oltre l'ambiguo fluttuare della soggettività, oltre il mare freddo ma stranamente accogliente della Rete, oltre i tentativi di autorivelazione.
Si legge in catalogo: "Più volte nel corso di seminari e conferenze Bill Viola ha messo in guardia contro il paradosso di un sistema comunicativo planetario che ha l'enorme potere di connettere gli esseri umani tra di loro in tempo reale ma che volutamente ignora la sfera emotiva. Contrastando la manipolazione della realtà che un uso consumistico e distratto delle immagini comporta, l'arte può svolgere il compito di congiungere mondi apparentemente distanti tra loro – fisico, spirituale e metafisico".
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IN ALLEGATO LA FOTOGALLERY CON ALTRE OPERE DI BILL VIOLA (IN PARTICOLARE, FRAMES TRATTI DAI VIDEO IN MOSTRA NEL 2008 a Palazzo delle Esposizioni – Roma).