Azzarda anche un ampio sguardo al futuro, sottoscrivendo che proprio in tempi di crisi, nel comparto della cultura, occorre investire e crescere, non solo sopravvivere. La chiacchierata con l'assessore alla cultura di Busto Arsizio Mario Crespi spazia, come è giusto che sia, dai programmi museali alle prospettive per il Teatro Sociale, vero centro nevralgico cittadino. "Dopo la mia nomina, è stato necessario – spiega Crespi – programmare un sopralluogo alle civiche raccolte di Palazzo Marliani Cicogna. Ne è emerso il pregio indiscusso dei nuclei collezionistici che investigano e narrano la storia di questo territorio. Occorrono però rinnovati criteri espositivi ed una prospettiva nuova per la fruizione, ancora da potenziare ed incrementare". Questo è stato l'anno della nomina del nuovo conservatore Valeria Ferrè, di alcune rassegne di discreto successo e soprattutto della rivoluzione – ancora in corso – di Piazza Vittorio Emanuele. Anche l'aspetto strategico della viabilità e dell'urbanistica rientrano nell'orizzonte di pensieri e impegni dell'assessore Crespi.
L'altro polo museale è quello dedicato alla storia imprenditoriale e manifatturiera. Stiamo parlando del Museo del Tessile, un vero unicum architettonico, vissuto soprattutto all'esterno e non appieno valorizzato nelle sue collezioni costituenti. "E' presente – spiega Crespi – un valido servizio educativo, la vera attività di punta del polo espositivo. Occorrerà certamente proseguire su questo sentiero, incrementando i rapporti con i dirigenti scolastici. Inoltre, sono davvero numerose le imprese che ci donano materiale storico e macchinari in disuso, occorre davvero ripartire dalle collezioni permenenti,
potenziando l'intesa con l'Unione Chimica Italiana e con UNIVA".
E non possiamo certo sottrarci all'argomento che tiene banco in queste settimane: la collezione d'arte di Giuseppe Merlini, noto professionista tutto d'un pezzo della città. "Si tratta di una raccolta sui generis, non onnicomprensiva delle correnti o dei movimenti artistici del Novecento Italiano, ma cresciuta per una sorta di "selezione affettiva", di rapporto personale con pittori del calibro di Fontana, Morandi, Guttuso e tanti altri". Ad oggi si discute sulla locazione che tale raccolta avrà: ex-calzaturificio Borri? Fondazione Bandera per l'Arte (che in questo periodo, davvero naviga a vista)? Casa Bossi o le ex carceri (come sostiene soprattutto Luciana Ruffinelli)? Intanto Venezia si gode una consistente fetta della collezione, con una bella rassegna allestita a Palazzo Loredan, "Dalla figura alla Figurazione nel '900 italiano. Emblemi da una collezione", curata da Stefano Cecchetto.
La destinazione della collezione è una problematica seria e delicata e Busto Arsizio non può correre il rischio che già tante città della nostra provincia hanno subito: dimenticarsi o snobbare le grandi figure di mecenati, collezionisti e imprenditori che hanno investito con lungimiranza anche nell'arte.