Varese – L’imponente quadro di Renato Guttuso, in mostra a Varese, fu uno degli ultimi dipinti voluto dal collezionista Pellin. L’aveva, infatti, visto realizzare nello studio dell’artista a Velate. La complessa opera, che raffigura un tragico momento della vita di Van Gogh, è densa di richiami storico-artistici.
Serena Contini – curatrice della mostra – descrive dettagliatamente l’opera intrisa da tragedia, sentimenti e crudo realismo:
«Uno degli ultimi dipinti voluto da Pellin nel 1997 fu l’imponente Van Gogh che porta l’orecchio tagliato al bordello di Arles. Nell’agosto del 1978 Guttuso si era cimentato in un’opera complessa, densa di richiami storico artistici, chiaro omaggio al pittore olandese, dipinta presso lo studio di Velate che Pellin aveva visto realizzare. Il pittore, nel raffigurare un momento tragico della vita di Van Gogh, inserisce il rimando a due suoi dipinti, entrambi del 1988: il ritratto di Armand roulin e lo Zuavo, l’amico di paul Millet. Entrambi, ripensati ma fedeli nei colori, sono stati inseriti da Guttuso nell’ampia scena come clienti al bordello. Modello per lo zuavo fu l’amico sempre presente Marcobi. Gli appunti testimoniano anche una fonte fotografica utilizzata da Guttuso per raffigurare le donne discinte in varie pose: si tratta del raffinato volume fotografico che contiene immagini di nudi femminili di fine Ottocento, intitolato Nus d’autrefois 1850-1900. Alcune pose, per nulla naturali, delle donne fotografate si possono riscontrare nella tela qui in mostra con le numerose fotografie inedite che permettono di seguirne la composizione».
Dal Catalogo della Mostra
L’amore in vendita
«(…) Van Gogh dopo aver avuto una giornata tempestosa con il suo amico Gauguin si era tagliato un orecchio, anzi pare un pezzo di un orecchio per essere più esatti, si era fasciata la testa con un asciugamano alla Bell’e meglio e, ancora con tutta questa faccia insanguinata, portò il suo orecchio in un giornale alla maitresse di una casa di piacere, della casa di piacere di Arles che lui frequentava.
(…) Io ho cercato di dare questo sentimento raccontando l’aneddoto in un modo particolare, perché nel quadro si svolge su tre piani: nello sfondo, che poi non è lo sfondo perché è una grande presenza nel quadro, ci sono le ragazze con i clienti, due clienti che sono due personaggi di Van Gogh, uno è lo Zuavo, l’altro è un altro personaggio che io ho un po’ trasformato. Naturalmente per fare questo mi sono servito di tutto il materiale di cui disponevo delle pitture di Toulouse-Lautrec, di Degas che hanno guardato a questo mondo e me ne sono servito credo in un modo non passivo, non riproduttivo ma cercando di cogliere che cos’era l’ambiente di questa casa di Arles che era naturalmente diversa dalle grandi lussuose case di Parigi dove Tolouse-Lautrec faceva i suoi disegni».
Renato Guttuso
(Intervista di Antonio Del Guercio a Renato Guttuso per il programma RAI “Visti da vicino” del 5 ottobre 1979)
La Redazione