Se il viaggio, come nel caso di Vettor Pisani(Bari 1934 – Roma 2011) ha abbracciato un arco temporale di oltre quarant’anni, le soste e le percorrenze assumono valenze dove la componente esistenziale si fonda con l’atto creativo.

Prima di raccontare la nostra percorrenza nel contesto della personale che Cardi Gallery ha dedicato a Vettor Pisani curata da Piero Tommasoni, paiono doverosi alcuni cenni biografici.

Come scritto nel comunicato stampa: “Pisani si definiva architetto, pittore e commediografo”.

Proveniente dalla natia Bari, negli anni ’70 si trasferisce a Roma realizzando la sua prima personale alla galleria La Scelta accompagnata da chilometrico titolo “Maschile, femminile e androgino. Incesto e cannibalismo in Marcel Duchamp”.

A stretta cadenza si aggiudica il prestigioso Premio Pino Pascali a cui fa seguito la personale al Castello Svevo di Bari.

 

Sul finire dell’anno è al Palazzo delle Esposizioni di Roma con mostra a cura di Achille Bonito Oliva.

A seguito di tali eventi iniziano i fuochi d’artificio a partire dalla collaborazione con Michelangelo Pistoletto, poi la Biennale di Parigi, il Guggenheim Museum  e il MoMA di New York, il Museum of Contemporary Art di Shanghai  e le sei presenze alla Biennale di Venezia dal ’72 al ’93.

Eccoci a piè pari in Galleria.

Appaiono evidenti ironia e trascendenza, quotidianità e classicità, a dire come ogni elemento, se pur d’uso quotidiano, può essere accostato alle forme più nobili senza che entrambe perdano la loro pregnanza espressiva e evocativa.

Gioco e divertimento, provocazione e irriverenza, ma anche nobilitazione della memoria dove i rilievi dorati delle isole di Ischia e Capri portano al desiderio che tutto si fermi nel tempo e che quei luoghi rimangano un miraggio, sempre presente ma irraggiungibile.

 

 

Mauro Bianchini