Busto A. – Come ha reagito il mondo dell’arte, come hanno affrontato e tutt’ora combattono spazi espositivi, gallerie e musei il lockdown? Quasi tutti sono ricorsi al web, per tenere viva l’attenzione sugli artisti e sulle proprie sedi “confezionando” mostre virtuali con tanto di visite guidate. Qualcuno ha riproposto collezioni permanenti altri , per dimostrare di esistere, sono ricorsi a pubblicazioni di video o postato sui social semplici immagini. Ma questa chiusura forzata quali disagi e quali danni ha causato, tra programmazioni slittate, mostre annullate e introiti saltati in particolare alle piccole realtà espositive private? Lo abbiamo chiesto a Cristina Moregola dell’omonima galleria di via Costa.
“Indubbiamente gli spazi espositivi hanno vissuto dall’inizio della pandemia e tutt’ora vivono uno stato di sofferenza. Tutto è cambiato. La programmazione ha subito importanti modifiche e molte mostre sono state annullate, altre aperte e subito chiuse. Come nel caso della personale di Giulia Napoleone che ho inaugurato lo scorso mese di febbraio e chiuso, con l’ordinanza ministeriale, dopo una settimana per poi riaprire a maggio e terminare a luglio. Quindi una mostra che avrebbe dovuto durare due mesi, in realtà è rimasta in calendario sei, causando un rallentamento nella programmazione della galleria con una ricaduta sia a livello economico sia sul piano culturale. Diciamo che il sistema dell’arte però ha saputo rispondere prontamente a questa chiusura forzata. Molte realtà culturali hanno attivato modalità online di fruizione dell’arte. Credo che questa procedura d’ora in poi si affiancherà alla normale attività degli spazi espositivi. Diciamo che questo è stato, ed è tuttora, un periodo di cambiamento, di sperimentazione e di approfondimento, un momento in cui abbiamo necessariamente dovuto affrontare una situazione di adattamento e trasformazione che ci porterà a orientarci in modo diverso in un mondo che è diventato molto più fragile”.
Vi sentite abbandonati dalle istituzioni? Come tante categorie lavorative anche per la vostra avrebbero potuto fare di più soprattutto in considerazione alle tante spese sostenute ad esempio per gli adeguamenti degli ambienti, alla perdita di introiti?
“Difficile dire se le istituzioni avrebbero dovuto o potuto sostenere e fare di più anche perchè non dobbiamo dimenticare che le decisioni relative alle chiusure sono state motivate dalla salvaguardia della salute pubblica. E’ anche vero che spazi espositivi e musei non sono luoghi di assembramento. Tenere aperto, seppure in questo momento così difficile e drammatico, potrebbe essere un segnale importante. L’arte e la cultura vanno sostenute perchè a loro volta sostengono e aiutano la collettività contribuendo alla crescita delle persone e della società”.
Come vede il futuro, la ripresa sarà difficile? La bellezza, intesa come arte, ha diversi poteri: potrebbe fare qualche miracolo?
“Purtroppo il futuro è molto incerto. Viviamo un momento in cui è in atto un cambiamento epocale ed è quindi difficile prevedere come saranno i prossimi mesi. Credo che sia indispensabile, oggi ancor più che in passato, progettare mettendo al centro della propria ricerca il benessere fisico e spirituale della persona”.
Probabilmente il futuro vedrà tecnologia e arte viaggiare sullo stesso binario. Con un colpo di click, ormai siamo abituati, si va ovunque in qualsiasi momento. Ma ricordiamoci che è insostituibile e impagabile la visione diretta delle opere. L’arte ha suo un profumo particolare e unico pertanto, quando la vita riprenderà il suo corso, torniamo ad entrare nelle gallerie e nei musei…
E. Farioli