Il progetto – Beati i giovani di buona volontà. Si sono messi in 4 – due di Viggiù e 2 di Saltrio – a elaborare e proporrre un progetto per avvicinare le scuole elementari di Baraggia e Viggiù alle opere d'arte custodite nel Museo Butti. Maristella Ciminella (studentessa di Economia e gestione dei Beni Culturali alla Cattolica), Sara Pezzotta (Scienze dell'Educazione in Bicocca), Marzia Bonato (Erboristeria) e Francesco Caliaro (Ingegneria) hanno ideato e messo in pratica un modo per far conoscere il museo differente dalla classica visita guidata.
Enrico Butti redivivo – Le classi si portavano al museo, dove trovavano ad accoglierli un signore travestito, riapparso dal passato, nientemeno che lo stesso scultore Enrico Butti. Il quale introduceva gli ospiti nel suo museo e a contatto con i gessi delle sue opere raccontava degli aneddoti più che fornire delle nozioni. Stupefatti, i bambini venivano a sapere che per realizzare un Crocifisso lo scultore tenne appeso un uomo per davvero ai legni, provocando a bella posta lo svenimento del modello…oppure i buoi dell' "Aratura" tenuti senza mangiare per tre giorni e altre stramberie di questo tipo.
La Buttofficina – Dopo l'incontro con l'artista, si passava a realizzare dei lavori manuali con differenti tecniche espressive, secondo l'età e le abilità dei bambini. Si è modellata la pasta di sale, il das o l'argilla, si coloravano le piastrelle o le magliette, per lo più con soggetti e personaggi ricavati dalle statue di Enrico Butti. Questa particolare officina d'arte ha dato frutti sorprendenti per fantasia e forza espressiva, rigenerando una scultura a volte un po' enfatica e non facile da proporre oggi.
ButtiAmici da 160 anni – La festa finale nell'Ostello Comunale ha radunato i lavori dei bambini, i piccoli artisti, le famiglie, gli insegnanti e gli animatori di questo ciclo di attività piuttosto riuscite, a vedere la partecipazione entusiasta. Per l'occasione si sono allestiti altri laboratori creativi e si sono ammirati anche dei cartelloni nati dalla spontanea riflessione delle classi sulla particolare visita del Museo Butti, che si è dimostrato un luogo davvero ispiratore, impressionante sotto più punti di vista.
Note dolenti – Le studentesse, tutte poco più che ventenni, si sono prodigate senza risparmio. Per mettere alla prova pratica i loro studi, per applicarsi a un progetto concreto, che ha dato loro importanti riscontri. Il Comune di Viggiù ha accettato di buon grado la loro proposta, mettendo a disposizione gli spazi e i materiali. Ma due mesi duri di lavoro con i bambini, compreso l'atto conclusivo, si sono svolti tutti come volontariato. Non ci sarà una seconda volta, in effetti. A meno che l'ente pubblico non si sia accorto della qualità e della necessità di questo tipo di proposte. Il Museo Butti in effetti è un luogo con un patrimonio d'arte e di cultura straordinario, ma come istituzione museale non riesce a dotarsi di risorse adeguate a coltivare anche un settore sempre più importante, quello dei servizi didattico-educativi, rivolti al pubblico di tutte le fasce. Il volontariato può essere l'eccezione, non la regola. Il fantasma di Enrico Butti dovrebbe bussare più forte.