Qualche domanda a Flavio Caroli, docente di Storia dell'Arte Moderna presso l'Università Statale di Milano, critico d'arte, noto anche al pubblico televisivo, che nell'ambito della kermesse Duemila Libri, ha presentato, al Teatro Condominio-Vittorio Gassman, il suo ultimo libro "Il volto di Gesù. Storia di un'immagine dall'antichità all'arte contemporanea".
Professor Caroli, ha presentato al pubblico gallaratese il suo ultimo libro "Il volto di Gesù. Storia di un'immagine dall'antichità all'arte contemporanea". Lo può illustrare in estrema sintesi anche ai nostri lettori?
"Il libro percorre la storia della rappresentazione artistica della figura di Gesù, a partire da un graffito del II sec. che riproduce un Crocifisso con gambe umane e busto d'asino, fino alla contemporaneità, di cui ho preso in considerazione in particolare i film dei grandi registi Pierpaolo Pasolini ed Ermanno Olmi in cui compare Gesù".
Com'è strutturato il libro?
"La struttura del libro prende avvio dall'arte paleocristiana, che vedeva il Cristo rappresentato spesso con la barba oppure simile al dio Apollo, in una commistione di stili greco-romani. Quindi si procede con la prima grande biforcazione, quella tra il cristianesimo d'Oriente, in cui vigeva l'iconoclastia, che vietava la rappresentazione del volto di Cristo in favore di un'arte di matrice rivelativa e il cristianesimo d'Occidente, rivolto, invece, ad un'arte narrativa e identificativa. Qualche secolo dopo, ecco una nuova divisione tra la religione cattolica, che si identifica con lo stile barocco e quella protestante. Si assiste ad un'ulteriore cesura riguardo la rappresentazione di Gesù nei secoli XVI-XVII quando, con la Controriforma e la conseguente incrinatura del rapporto Chiesa-artista, la figura del Cristo diventa un problema del tutto privato e individualista. Un caso eclatante è quello di Gauguin che dipinse se stesso nelle vesti di Cristo. Infine, l'ultima parte del libro prende in considerazione il cinema di Pierpaolo Pasolini ed Ermanno Olmi: essi seguono una filosofia antimodernista riguardo alla figura di Cristo per il quale, per esempio, Olmi prende un attore con gli occhi azzurri, recuperando antiche iconografie e le radici profonde del cristianesimo.
Quindi nei film di Pasolini e Olmi, l'iconografia di Cristo ritorna ciclicamente ad essere quella tradizionale?
"Sì, certo, è evidente un ritorno all'iconografia paleocristiana, proprio per questa forte necessità di esplorare le radici di una religione dalle origini antichissime".
Quando è nata l'idea di scrivere questo libro?
"Esattamente 44 anni fa; dopo aver visto il Vangelo secondo Matteo, La Ricotta di Pasolini e le immagini dei meravigliosi mosaici di Ravenna, mi sono reso conto che la rappresentazione di Cristo assumeva caratteristiche profondamente diverse a seconda dei periodi in cui veniva realizzata: il Cristo diventava un uomo del popolo ne Il Vangelo Secondo Matteo, era rappresentato secondo uno stile manierista nel film La Ricotta, ma poteva essere anche un uomo molto giovane, quasi un ragazzino, come appare nei mosaici ravvenate. Questo argomento mi interessava molto e così, quarant'anni dopo, sono riuscito ad approfondirlo in questo libro.
Qual è l'opera, che secondo lei, meglio incarna il vissuto di Cristo e che le trasmette maggiori sensazioni?
"Senza dubbio, la Deposizione di Lorenzo Lotto: la componente umana che emerge da quest'opera mi ha sempre affascinato; il volto dell'omone alle spalle di Cristo, l'angelo androgeno affondato nella quotidianità e tutti gli altri soggetti dell'opera contribuiscono a rendere concretamente, con le loro espressioni e i loro gesti, il dramma privato che stanno vivendo".
Nel libro ha analizzato anche raffigurazioni di Cristo realizzate da artisti contemporanei?
"Sì, nel libro parlo anche di Andy Warhol e dell'opera che ha realizzato al Cenacolo vinciano, a Milano. Egli rappresenta bene quella che, secondo me, è diventata la rappresentazione di Cristo nell'attualità, ovvero un 'gigantesco dramma privato'".
Secondo lei, nel panorama artistico contemporaneo, si può trovare ancora una componente spirituale?
"Io credo di sì, anche se ritengo sia una spiritualità laica, come lo era nel cinema di Pasolini o in quello di Olmi".