Gallarate – C’è fermento tra gli appassionati e collezionisti d’arte per la grande mostra “Impressionisti. Alle origini della modernità” che da domani (sabato 29 maggio) si apre nelle sale del Maga. Opere straordinarie, firmate da artisti incredibili, i cui nomi, solo a pronunciarli emozionano. Un gruppo di grandi talenti che nella seconda metà dell’Ottocento, nella Francia di Napoleone III, crede in innovazioni con nuovi sguardi alla realtà. Una realtà che rappresentano con fedeltà nella parte più sensibile.
Ci hanno creduto da Courbet a Pissarro, Degas, Manet, Monet, Renoir, Cézanne, Sisley e tanti altri che rivoluzionando i vecchi canoni e dettami della pittura, hanno dato vita a un movimento che ha “illuminato“, come una cometa, quella che diventerà una nuova era.
Un “momento” storico-artistico che dura meno di venti anni e che concentra la sua massima espressione in dodici, con 8 mostre (la prima nel 1874 nello studio del fotografo Nadar).
Il Museo gallaratese ricrea queste atmosfere, lo stile della “dolce vita parigina” raccontandocele in un percorso che si articola in 180 opere tra dipinti, acquarelli, disegni e grafiche suddivise in tematiche, scandite dai titoli di capolavori letterari di fine Ottocento in dialogo con le arti applicate, la moda, la musica e la letteratura.
Il percorso continua con artisti quali Auguste Renoir, Berthe Morisot, gli italiani Giuseppe De Nittis, Giovani Boldini e Federico Zandomeneghi che hanno saputo rappresentare le trasformazioni e l’eco di quell’epoca. Tra questi segnaliamo i due preziosi disegni di Paul Cézanne, che anticipano, con la loro modalità pittorica tutto il Novecento: cubismo, futurismo..
Tra gli italiani del gruppo parigino compare un nome poco conosciuto che questa mostra svela. Si tratta dello “scultore gallaratese Renzo Colombo – precisa Emma Zanella direttrice del Maga – trasferito a Parigi, dove, diventato direttore di un museo di scultura, partecipa all’attività degli artisti del tempo con la propria ricerca che oscilla tra l’Accademia e una visione impressionista“. Un artista, morto giovanissimo, tutto da riscoprire del quale è possibile ammirare, qui esposta, una testa in gesso.
Quello che rende sempre affascinante e attuale l’impressionismo e i propri protagonisti è la poetica, la bellezza e la sua unicità, nella luce e nel colore. La pittura en plein air, la natura, l’esaltazione dell’attimo fuggente e i soggetti urbani: tutto risulta piacevole. E’ assente il chiaro-scuro; anche le ombre sono colorate.
Oggi tutto questo sembra arrivarci con grande leggerezza ma all’inizio, il movimento degli impressionisti, come spesso capita e la storia lo testimonia, non trova vita facile tra il pubblico ma soprattutto non incontra i favori della critica. La prima collettiva infatti fu rifiutata al salon Ufficiale tant’è che il il gruppo nel 1874 la organizzò nello studio del fotografo Nadar. Non solo. Quegli artisti che oggi ancora ci lasciano a bocca aperta, per l’intensità espressiva furono spesso umiliati dai grandi esperti d’arte dell’epoca. Pare infatti che fu il critico d’arte contemporaneo Louis Leroy che, parlando delle loro opere usò il termine impressionista per definire negativamente una pittura all’apparenza incompleta…
“Pittorucoli” addirittura qualcuno osò definirli!
Le opere in mostra sono accompagnate da preziosi abiti da cerimonia originali di fine Ottocento, provenienti da una collezione privata, già di proprietà della regina di Portogallo e nobildonne francesi oltre a una serie di vetri Art Nouveau che testimoniano la moda e la modernità della Parigi Fin-de-siècle.
La mostra al Maga, accompagnata da un catalogo (Nimos Edizioni) a cura di Emma Zanella e Alessandro Castiglioni, contenente le schede scientifiche dedicate agli artisti e alle opere, sarà visitabile sino al 9 gennaio 2022 con i seguenti orari: da martedì a venerdì 10-18. Sabato e domenica 11-19. Prevendita obbligatoria sabato e domenica e in settimana è consigliata la prenotazione: www.ticketone.it.
E. Farioli