A cercare bene su bancarelle e scaffali (tanto reali quanto virtuali), qualcuno potrà avere ancora il diletto di imbattersi in qualche opera eseguita da Angelo Bottigelli, pittore e incisore, "fine dicitore dialettale" e personaggio particolarmente noto in quel di Busto.
Nei confronti della sua città, che lo vide nascere nel 1897, vivere, lavorare e morire il 14 ottobre del 1989, nutrì, per tutta la vita, un grande amore che lo spinse a comporre scritti in suo onore e a dipingere quadri con quel medesimo soggetto, diventando, con il suo impegno, un personaggio di spicco della cultura cittadina bustese. E ben si sa quanto l'amor di patria sia un tipico tratto distintivo dei "bustocchi" che nel 2009 hanno ricordato e commemorato il ventennale della scomparsa del compianto cittadino.
Ancora oggi, nelle sale di Palazzo Cicogna (che custodisce, tra le altre, anche tele di Hayez, Pratella, Favretto, del poliedrico Biagio Bellotti e di Giuseppe Bossi) sono visibili alcune sue opere.
Bottigelli spaziava tra diversi temi, dai più semplici ai più complessi, sempre con lo stesso impegno, sempre con la medesima dedizione. Fu anche un riferimento per collezionisti e appassionati d'arte.
Inizialmente impiegato amministrativo presso la "Vizzola", solamente intorno ai quarant'anni decide di lasciare definitivamente il lavoro impiegatizio e dedicarsi completamente all'arte. Aprì il suo studio in via Mazzini, a Busto Arsizio, dove assieme alla moglie Antonietta, fu proprietario di un negozio di antiquariato, in via Bonsignori.
Ma le frequentazioni di Angelo Bottigelli con la pittura risalgono a diversi decenni prima: iniziò, infatti, a dipingere da giovane anche grazie agli insegnamenti, avuti nella città natale, da Enrico Crespi e dai professori, di scuola tecnica, Bovo e Odilone. Continuò i suoi studi a Milano, presso l'Accademia di Brera, con Giovanni Lentini, Enrico Felisari e Giannino Grossi. Dal 1925 iniziarono le sue mostre personali. Agli esordi si dedicò al ritratto, a questo periodo appartiene il quadro intitolato "Estasi", del 1923, olio su tavola, di forma ovale. In seguito, pur non abbandonando questa tematica, si interessò al paesaggio. Fu autore di suggestivi scorci di montagna e di mare, non trascurando gli angoli caratteristici della città di Busto Arsizio.
Fu tra i fondatori, nel 1951, dell'Associazione Famiglia Bustocca nella quale, per molti anni, fu il segretario ed infine Socio Onorario. Fu poeta in lingua e vernacolo bustocco, ottenendo riconoscimenti e premi per i suoi scritti.