Sergio Bonelli è emozionato. Tetragono agli appuntamenti commemorativi dedicati al suo compagno di una vita Hugo Pratt, alle mostre a lui dedicate, questa volta, dice, visibilmente commosso "non ero preparato a rivederlo in video, a rivederlo vivo".
La mostra inaugurata al Chiostro di Voltorre che ripercorre le avventure e le gesta di Corto Maltese e del suo indimentaco creatore ha avuto un ospite illustre: Sergio Bonelli, in arte Guido Nolitta, il figlio di Gian Luigi Bonelli, leggendario creatore di Tex, ed ora responsabile della Bonelli Editore, la casa madre della gran parte della letteratura a fumetti nazionale.
Cosa significa per lei questa mostra?
"Intanto significa tornare a Varese. Dove venivo spesso, molti anni fa a trovare l'amico Dino Battaglia, altro grande illustratore, veneziano come Pratt, ma che diversamente da Hugo e dal gruppo veneziano non si trasferì in Argentina. Aveva una casa in Valganna. Questa mostra…ne ho viste tante dedicate all'amico Hugo, ne ho allestite anch'io numerose. Ma a una cosa così non ero pronto".
Pronto a cosa esattamente?
"A vedere i filmati. Molti li conoscevo, altri no. Vederlo vivo e rivederlo parlare, mi ha toccato e commosso. Sento molto la sua mancanza. Come persona, come professionista. Per quello che, forse involontariamente, ha rappresentato per noi fumettari".
C'è una sorta di aura intorno a Hugo Pratt. Come la si può spiegare?
"Perchè ha fatto molto per la dignità del nostro lavoro. Ha dato enorme visibilità a sè e agli altri, aggiungendovi di suo un magnetismo personale straordinario. Noi fumettari siano in fondo personale normali che facciamo un lavoro con estrema normalità. Lui invece aveva una personalità che faceva cultura, faceva parlare di sé, era amato da tutti".
Lei è figlio del "papà" del mitico Tex Willer; ed è il creatore di fumetti importanti come Mister No…
"Io ho la reputazione nazional-popolare, Hugo era un poeta".
Come era il vostro tempo insieme?
"Più amici che colleghi. Molto cinema insieme e molti libri condivisi. Film di avventura o dell'immaginario, cinema anni Trenta, che lui conosceva a memoria, come I lanceri del Bengala; o libri della Sonzogno, avventure, viaggi".
Che tipo era?
"Ritardatario, divertito, divertente, giocoso. Ma in un video presente in questa mostra ha detto una cosa importante e vera. Ha lavorato tanto, sopratutto in gioventù. Ma anche oltre. Migliaia e migliaia di tavole e fogli. Per la sopravvivenza".
Ci sono affinità tra Tex e Corto Maltese?
"No, nessuna affinità. Piuttosto tra Corto e Mister No. Perchè entrambi hanno la stessa ambientazione in Amazzonia che sia io che Hugo abbiamo frequentato sia pure separatamente. Questo era il bello dell'amicizia. Ci segnalavamo a vicenda i posti da visitare, fuori dai circuiti turistici. Per questo nei due fumetti è possibile trovare uno stesso spirito, la medesima atmosfera".
Conta viaggiare per chi inventa e scrive fumetti?
"Non necessariamente. Mio padre ha inventato e scritto Tex per anni senza aver mai visto l'Arizona. E quando molti anni dopo lo accompagnai continuava a ripetermi di aver già visto quei posti. Conta la letteratura che si ha in testa. Anche Hugo descrisse il Pacifico senza averlo attraversato".
Cosa pensa di questa mostra?
"Non ero mai stato qui e non mi aspettavo una cosa così bella, pur avendo fatto mostre in posti prestigiosi. E' un luogo suggestivo, emozionante. C'è un rigore architettonico che non sovrasta. Molto spesso noi fumettari facciamo mostre in luoghi barocchi, colmi di altre attrattive che spostano l'attenzione dai nostri lavori".
Perchè utilizza queste termine fumettaro, che suona dispregiativo?
"E' un termine inventato non ricordo se da me o da Hugo. Una sorta di rivincita per come questo genere è sempre stato trattato negli anni Cinquanta e Sessanta. Oggi lo "vestiamo" a testa alta. Fumettari, con orgoglio".