Trieste – I ritratti e gli autoritratti non sono solo luoghi di confronto, ma anche di conflitto fra espressioni diverse dell’identità. Su questa tematica si fonda l’esposizione “Io, lei, l’altra – Ritratti e autoritratti fotografici di donne artiste” in corso al Magazzino delle Idee.
La mostra ripercorre, attraverso novanta opere, la fotografia degli ultimi cento anni consentendo di valutare la nuova concezione della donna e il suo ruolo attraverso una successione di straordinarie immagini: da Wanda Wulz a Cindy Sherman, da Florence Henri a Nan Goldin. Sono una testimonianza del difficile processo di affermazione di sé e della conquista di una nuova identità sociale da parte delle artiste donne nel Novecento e nei primi anni del nuovo secolo.
A forme convenzionali di rappresentazione si contrappongono nuovi modi di esprimere la propria personalità; i ruoli consolidati della rappresentazione della figura femminile, le pose ripetitive mutuate dai ritratti tradizionali cedono spazio a modalità di espressione inedite.
Da modella al servizio di un artista, la donna si trasforma in figura attiva e creativa. Ai ritratti eseguiti da uomini – come Man Ray, Edward Weston, Henry Cartier-Bresson, Robert Mapplethorpe, solo per citare alcuni dei fotografi presentati in mostra – si accostano ritratti e autoritratti di donne artiste e fotografe, tra cui Wanda Wulz, Inge Morath, Vivian Maier, Nan Goldin, Cindy Sherman, Marina Abramović.
Il percorso si snoda in sezioni, ognuna delle quali rende conto di una diversa forma di rappresentazione dei ruoli che le donne interpretano nelle fotografie.
“Artiste e modelle” è dedicata a coloro che hanno prestato i propri volti e corpi per opere altrui, come il caso di Meret Oppenheim, Tina Modotti e Dora Maar.
La sezione intitolata “Il corpo in frammenti” raccoglie gli autoritratti che restituiscono immagini di corpi parziali, riflessi in specchi fratturati, con l’epidermide percorsa da linee che ne interrompono l’integrità, come se si rispecchiasse la difficoltà di rappresentarsi. I ritratti degli anni Settanta che hanno per protagoniste Valie Export, Jo Spence e Renate Bertlmann mimano ironicamente l’immagine tradizionale della donna come madre, donna di casa o oggetto sessuale.
Gli autoritratti raccolti in “Una, nessuna e centomila” vede artiste da Claude Cahun a Cindy Sherman, che hanno utilizzato il proprio corpo per interpretare, attraverso mascheramenti, identità diverse. Altre sezioni affrontano il tema degli stereotipi nella rappresentazione: dalle identità culturali e sessuali, a quelli nella definizione dei canoni di bellezza. Alcune fotografie sono dedicate ad artiste accanto a proprie creazioni come nel caso del celeberrimo ritratto di Louise Bourgeois eseguito da Robert Mapplethorpe.
La mostra, che proseguirà sino al 26 giugno, è accompagnata dal catalogo contenente le immagini delle opere esposte e i testi di approfondimento di Guido Comis, Anne Morin, Giampiero Mughini, Anna D’Elia, Laura Leonelli e Alessandra Paulitti. Orari al pubblico: da martedì a domenica 10 -19. Aperture straordinarie: lunedì 18 e 25 aprile