Proseguono gli appuntamenti della XVIII stagione della rassegna ‘Jazz’Appeal’, organizzata da JAZZ & FRIENDS APS di Arsago Seprio con il sostegno della Fondazione Comunitaria del Varesotto Onlus – Bando 2017 Arte e Cultura.  Domani sera in programma ‘Portrait of Mingus’: un tributo al grande musicista statunitense con la performance di Attilio Zanchi al contrabbasso, Massimo Colombo al piano, Gianni Azzali al sax soprano/tenore e al flauto e Tommaso Bradascio alla batteria.

Il gruppo nasce dal sodalizio musicale oltre ventennale tra il contrabbassista Attilio Zanchi ed il pianista Massimo Colombo, cui si è aggiunto il sassofonista Gianni Azzali, nuova realtà del Jazz italiano. Il quartetto è completato dallo swing e dalla abilità tecnica del batterista Tommy Bradascio.

I musicisti sottolineano “l’importanza della musica di Charlie Mingus, che ha ispirato diverse generazioni di musicisti.  Senza dubbio Mingus è stato, insieme a Duke Ellington, uno dei più importanti compositori del Novecento; nelle sue musiche si possono sentire le radici del Blues, gli echi del Gospel, lo Swings ed il Be Bop, il Soul Jazz fino ad arrivare al Free più furioso e alla musica d’avanguardia. E’ per questa ragione che la sua musica può essere quasi considerata come un ritratto enciclopedico della storia del Jazz e può essere suonata tutt’oggi senza apparire datata, ma fornendo anzi sempre spunti nuovi ed ispirazione. Nasce da queste considerazioni il nostro desiderio di riproporre i brani del repertorio di Mingus interpretandoli e rileggendoli, influenzati dalle nostre singole esperienze di musicisti”.

Stasera in programma anche l’esecuzione di composizioni originali di Zanchi ispirate o vicine alla poetica musicale di Mingus.

Sarà l’occasione giusta per riscoprire l’opera di un artista sempre attuale. Contrabbassista, pianista e compositore, Charles Mingus è nato nel 1922. Il suo percorso artistico è di grande attualità per diversi motivi, anche non pettamente musicali. Per tutta la vita mal sopportò  gli atteggiamenti di razzismo nei suoi confronti – sia da parte dei bianche che dei neri – a causa delle sue origini meticce. I suoi genitori, infatti, erano di razza diversa. Proprio per queste problematiche inserì nella sua musica il tema politico.

Tornando alle origini, bisogna dire che la sua esperienza musicale prese il via dai gospel delle congregazioni religiose di Los Angeles e si arricchì poi di elementi tratti dal blues e dal jazz delle origini. Mingus non pose limiti alla sua ricerca, studiando e amando anche le melodie classiche di Richard Strauss, Claude Debussy e Maurice Ravel. Mingus era un uomo fortemente determinato e decise di diventare il migliore bassista sulla scena: ci riuscì nel giro di pochi anni. Dal punto di vista strumentale fu influenzato da Duke Ellington e alla sua concezione del sound orchestrale. Proprio per questo visto che Ellington era ‘Duke’, Mingus venne soprannominato ‘Baron’.

Inizialmente fu legato legata al Bebop, un genere di jazz dai tempi rapidi e dalle innovative elaborazioni ritmiche, che prese piede a New York negli anni ’40. Ma dal 1955 Mingus mise a punto un concetto di improvvisazione collettiva, registrando incisioni arricchite da elementi hard-bop e free, oltreché da sonorità messicane e da richiami alla church music.

Mingus è stato il primo artista a portare in primo piano il ruolo del basso, sia dal punto di vista ritmico che melodico. Nono usò lo strumento solo per scandire il tempo, ma lo rese interprete di fraseggi, portandolo a dialogare con le armonie degli altri strumenti.

Suonò con diverse band, fondò un’etichetta indipendente discografica che ebbe vita difficile, partecipò a grandi eventi mondiali con altri jazzisti del calibro di Parker e Gillespie.
Nel 1960, fondato un quartetto e intrapreso un nuovo percorso, pubblica ‘Charles Mingus Presents Charles Mingus’, che è uno dei suoi dischi più riusciti.

Il periodo più creativo dell’artista – ricco di composizioni e di sperimentazioni  discografiche e dal vivo – corrisponde a un difficile periodo personale segnato da intemperanze e colpi di testa del musicista, ma anche di altri componenti della band.
Prende il via un triste declino di Mingus, ormai dipendente da psicofarmaci.

Nel 1977 gli viene diagnosticata la SLA, la sclerosi laterale amiotrofica, che lo condurrà alla morte due anni dopo, a 56 anni, proprio mentre lavorava a un progetto musicale con la cantautrice canadese Joni Mitchell. La Mitchell scriveva i testi delle melodie di Mingus. Il disco uscirà proprio con il titolo ‘Mingus’.

Una rapida rilettura della vita di questo grande artista, prematuramente scomparso, che ci ha lasciato una formidabile eredità musicale che portemo riascoltare stasera a Gallarate in “Portrait of Mingus”

JAZZ’APPEAL 2017/2018 – XVIII STAGIONE
PORTRAIT OF MINGUS con Attilio Zanchi
Venerdì 9 febbraio 2018 – Ore 21.30
Sala Planet, via Magenta 3, Gallarate, www.facebook.com/jazzappealgallarate

Chiara Ambrosioni