Prendere parte all'arte – Joseph Kosuth a Villa Panza. Quasi una seconda inaugurazione, per la sua mostra che ancora non aveva visto. "Impegni alla Biennale", si scusa. Arriva, si dirige ai Rustici della villa, guarda le opere, in compagnia del curatore Giorgio Verzotti e della sua compagnia. "E' corretta", sentenzierà in serata. Da filosofo, più che d'artista. "Sapevo che facevo bene a fidarmi di Giuseppe Panza".
Su su, fino a Duchamp – Comincia così la visita di uno dei maggiori artisti concettuali, in una sala Impero gremita: "Le opere in mostra di Kosuth" dice Giorgio Verzotti docente di estetica al Politecnico di Milano "raccontano quello che è uno dei momenti più complessi della storia dell'arte contemporanea, sulla scia di un movimento che si può far risalire a Duchamp e ai suoi il ready made; già allora, opere concettuali, addirittura più avanti e per questo rifiutate dalle stesse avanguardie storiche", spiega lo storico.
L'artista – Non è facile definire l'arte concettuale, proprio perchè l'essenziale di questo tipo di arte non è più l'oggetto, ma il pensiero, il concetto mentale che sta dietro, che l'oggetto scaturisce, nel semplice guardarlo. Francesca Bonazzoli, mediatrice dell'incontro chiede a Kosuth di ripercorrere gli anni degli esordi, i Sessanta, il clima con gli artisti: "Ostilità verso la sua arte, difficoltà per lui come per altri, risponde l'americano nativo dell'Ohaio. "Devo ringraziare molto Giuseppe Panza. Molto più che un collezionista".
La riconoscenza – Nonostante i problemi fisici, infatti Kosuth ha voluto venire a Varese. Il perchè lo spiega con una battuta: "C'è solo un collezionista a cui non posso dire di no. Dopo che mi ha chiamato ho annullato tutti gli appuntamenti e sono venuto qui". Per tornare all'arte, Kosuth continua: "negli ultimi anni del modernismo, mi sembrava già tutto troppo usato". E' la molla che ha fatto scattare il desiderio da parte dell'artista di dirigersi verso un nuovo modo di fare e concepire l'arte.
Kosuth in Italia – Nonostante il forte legame che si è instaurato tra l'Italia e l'artista e che l'ha portato non solo ad insegnare, e a trascorrere buona parte de lsuo tempo a Roma, ma anche ad acquistare una villa sulle colline senesi, Kosuth non parla ancora molto bene l'italiano: "'Sono un artista pigro", si scusa. Ma il legame più forte rimane quello con i suoi estimatori.
Emozioni di un conte – Una collezione così ricca e dignitosa, ha per forza alle spalle un gusto e una conoscenza dell'arte e della storia di alto livello. Giuseppe Panza dice: "Voglio sempre arrivare a comprendere cosa c'è dietro ad un determinata opera, a partire dal momento storico della sua realizzazione". All'arte concettuale Giuseppe Panza c'è arrivato negli anni '60, quando era vicino all'arte minimale. Nel 1958 per la prima volta, il collezionista si trova di fronte ad un'opera d'arte concettuale; per lui non fu un salto nel buio, ma la conferma che l'arte attraverso il pensiero è in grado di creare, di comunicare, in stretto rapporto con la filosofia che in quegli anni era molto studiata. Per Panza le opere di Joseph Kosuth non erano affatto rivoluzionarie, ma conseguente passo di una sperimentazione ancora in corso.