prima dello strappo
Torniamo come promesso ad Olona per guardare un altro significativo episodio ad affresco. Si tratta dei ben conservati affreschi strappati del complesso dei Mulino Trotti, che oggi si possono vedere nel vestibolo del Ristorante L'Affresco, mentre in origine erano su una parete esterna del Mulino.
Nell'affresco, composto da quattro scomparti, vi sono dipinte le figure di Sant'Antonio Abate, San Giovanni Battista, una Madonna del latte in trono e San Bernardino.
Sant'Antonio abate viene raffigurato con un bastone alla cui estremità è attaccata una campanella ed è seguito dai porci. Il bastone ha il valore simbolico della vita futura, mentre il campanello annunciava l'arrivo dei questuanti dell'ordine monastico legato alla sua figura. Il culto rivolto al Battista si diffuse in modo eccezionale tanto da potersi considerare universale fin dal IV secolo. Figlio di Zaccaria ed Elisabetta, trascorse la sua vita nei deserti fino a quando si manifestò ad Israele. Con l'annuncio del Regno di Dio esortava alla conversione e dava un Battesimo di pentimento. San Bernardino nasce a Massa Marittima nel 1380 e all'età di ventidue anni
entra nell'Ordine dei Frati Minori. Nel 1417 iniziò la sua predicazione (a Varese venne per ben due volte, nel 1431 e 1439), proseguita fino alla morte nel 1444. La sua canonizzazione avviene nell'anno 1450. Ha adottato come simbolo del proprio ordine il monogramma di Cristo contornato da un cerchio di raggi infuocati.
Rispetto all'affresco di via Novara, l'apparato stilistico dei Trotti risulta più ingenuo e povero. Mentre il primo si mostra più aggraziato e propone più ricercatezza nei particolari, in questo caso il pittore manifesta tutta la sua rudimentalità, a partire dalla rigidezza dei personaggi. Si registra in questo pittore un certo ritardo culturale e stilistico anche a ragione delle sue scelte iconografiche. Il San Giovanni Battista, per esempio, è raffigurato ancora secondo il gusto tipicamente medievale dell'anacoreta vestito di pelli d'animale. La Vergine siede su un trono che è un
di Jerago
insieme di medievale, tardogotico e primitivo classicismo. Questa immagine rivela, al di là di una certa ingenuità realizzativa, comunque una timida forma di nuove proposte. Si noti per esempio la parte terminale dello schienale del trono, realizzato come fosse una nicchia classica a forma di valva di conchiglia, allo scopo forse di nobilitare tutto l'apparato. La figura forse più felice dell'affresco è il San Bernardino. Essa si distacca dalle altre per una posizione del santo meno rigida, determinata dal fatto che il pittore è riuscito a mettere in posa di tre quarti la figura.
Attraverso raffronti stilistici, credo che questi affreschi possano ben comparire nel catalogo di quell'anonimo pittore che ha realizzato la Trinità e Santi nella cripta di Santa Maria del Monte (del primo XV secolo); gli affreschi della facciata della chiesa della Schirannetta a Casbeno (datati 1408); quelli in SS. Cassiano e Ippolito a Velate; ed infine alcuni affreschi in San Pietro a Brebbia e all'Oratorio campestre di Jerago.
Nonostante l'ingenuità e l'arretratezza di questo affresco, non dobbiamo dimenticare che esso nasce per scopo votivo-popolare, nella quale la precedenza spettava all'immediatezza del contenuto simbolico delle immagini, piuttosto che ad una maggiore eleganza formale e stilistica al passo coi tempi. E da questo punto di vista non si può certo dire che l'affresco dei Mulino Trotti sia inferiore ai migliori esempi della zona, ma resta una importante pedina per la ricostruzione della pittura locale tra XV e XVI secolo.