Chi era Fra' Galgario – Dal naturalismo all'informale, dal virtuosismo ottico e della pennellata all'impasto materico. Un giro su se stesso da brivido, quello di Fra' Galgario, straordinario continuatore ed innovatore insieme, Continuatore di una ritrattistica feroce che aveva in ambienti nord europei, fiammingi, la matrice; innovatore così impressionante da trovare impiti puramente pittorici analoghi solo nell'ultimo Goya o nel grande Manet, più di cent'anni dopo.
Senza perdere di vista la missione: scoprire l'intensità che si cela dietro ad un volto sapientemente ritratto. La verità, soprattutto, come meta, raggiunta con ineffabile maestria. Grande artista, il bergamasco del 1700. Vittore Ghislandi, noto come Fra' Galgario, riscoperto e rivalutato in tempi piuttosto recenti. Con la sua pittura ha dato corpo e voce alla nobiltà della sua epoca. La mostra che aprirà al pubblico sabato 13 settembre racconta di quest'epoca, la cui nobiltà era spesso più pretesa e presunta che reale. L'epoca della vanità e della vanagloria. "Se i suoi soggetti avevano occhi intelligenti, lui li dipingeva intelligenti; se erano stupidi, e ce n'erano tanti, lui dipingeva l'espressione da stupido". Così Francesco Rossi, cocuratore della mostra, ne sintetizza il grado rivoluzionario, di artista patitetico, giudicante, senza imbarazzi davanti al soggetto.
Nella sala del primo piano una serie di tavole di grandi dimensioni, tra le quali anche la dama, vivissimante ritratta, che è diventata il simbolo della mostra. Al piano superiore, si prosegue il percorso cronologico passando dal periodo veneziano a quello bergamasco delle grandi committenze nobiliari. Pochi i disegni collocati nel corridoio e poi due sale con gli allievi, curate da Giovanni Valagussa.
La vocazione – Si imprime in queste mostra la fedeltà alla sua vocazione giovanile, sviluppata a bottega dall'incisore bergamasco Giacomo Cotta, che lo porterà a risultati altissimi, quando, dopo un soggiorno veneziano, rientra nella città natale, nel 1701. Del periodo lagunare non restano che poche tracce: Ghislandi, proprio a Venezia entrò come frate laico nell'Ordine dei frati minimi nel convento di San Francesco da Paola e, in quel periodo, studia le opere di Tiziano e Paolo Veronese, due vertici della pittura veneziana. Del Vecellio riprenderà la tecnica, quando, in piena maturità Fra' Galgario si troverà, come il maestro veneto, a dipingere con le dita, lasciando da parte gli attrezzi del mestiere, non più sufficenti alla ricerca di quella verità assoluta alla quale ambiva. A Venezia lavorerà accanto a Sebastiano Bombelli, e si avvicinerà all'arte fiamminga; dai pittori d'oltralpe erediterà la sua minuzia nella resa dei dettagli e l'abilità nella mimesi dei tessuti.
Successi bergamaschi – Il frate, una volta rientrato in Lombardia, instaura un profondo legame con la nobiltà cittadina divenendo pittore eletto dei conti Albani, dei marchesi Rota e dei conti Secco Suardo.
Giovinetti, nobildonne e gentiluomini vogliono essere ritratti da Fra' Galgario, che vede moltiplicarsi le committenze di famiglie altolocate. Si moltiplicano i ritratti che entrano a far parte di prestigiose collezioni private. Sempre a Bergamo si perfeziona sotto la guida di Salomon Adler, pittore di origine polacca, attivo a Milano. Successivamente si sposterà a Bologna, dove entra in contatto con Giuseppe Maria Crespi, importante
maestro bolognese. Dal 1720, rientrato a Bergamo continuerà la sua attività di ritrattista; è in questo periodo che decide di abbigliare diversamente i nobili, che si trovano a vestire abiti orientaleggianti e ad assumere pose un pò arroganti. Le maggiori notizie sull'attività del pittore, che muore nel 1747, sono state tramandate dal testo di Gian Domenico Tassi, del 1793.
La mostra – Una mostra, in collaborazione con la Fondazione Mazzotta e curata per le distinte sezioni da Francesco Rossi – Fra Galgario e le sue esperienze tra Venezia e Bergamo e il climax finale della pittura con le dita – e Giovanni Valagussa – legata alla ritrattistica degli allievi, discepoli, emuli del Frate – che ridà fiato ad un museo che aspettava come la manna una presenza importante; di opere qualificate, di provenienza qualificata come l'Accademia Carrara e la nota collezione Koelliker; di curatori, pazienza se ancora esterni, di pregio. Un impegno calcolato, non un bagno di sangue di risorse finanziarie come è già successo in passato e sostenuto dalla fondamentale partecipazione dei privati. Che sia davvero la mostra che serve a far comprendere la strada da percorrere.
Fra' Galgario e la ritrattistica della realtà nel '700
Opere dall'Accademia Carrara e dalla Collezione Koelliker
A cura di Francesco Rossi e Giovanni Valagussa
13 settembre 2008 – 11 gennaio 2009
Castello di Masnago, Via Cola di Rienzo 42
Varese
Orari di apertura: da martedì a domenica 10-12.30/14.30 – 18.30
Dal 2 novembre: 9.30-12.30/14-17.30
Terzo sabato di ogni mese: chiusura posticipata alle ore 22.00
Chiuso: lunedì, 1° novembre e 25 dicembre 2008, 1° gennaio 2009
Biglietto d'ingresso: ingresso: Euro 4,00; ridotti: Euro** 3,00, Euro* 1,00
Per informazioni e prenotazioni: Tel. + 39 0332 820409 – Fax 0332 822959
E-mail: musei.masnago@comune.varese.it;
www.comune.varese.it/castello_masnago
www.mazzotta.it