d'organo e nelle cantorie della
provincia di Varese
I luoghi, la storia e la musica – Un'avventura straordinaria – quella della musica d'organo – raccontata e condensata in meno di 200 pagine per essere conosciuta e divulgata al meglio. Si intitola: "L'arte dell'intaglio nelle casse d'organo e nelle cantorie della provincia di Varese" il lavoro firmato da Mario Manzin, ispettore onorario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per ben venticinque anni presidente della Commissione per la tutela degli organi artistici della Lombardia.
E a fogliare il volume, arricchito dalle ricerche storico-artistiche di Laura Papa e corredato da un corposo e, per certi versi, inedito apparato fotografico (comprese le riproduzioni di disegni della Raccolta Bertarelli di Milano), tornano in mente la bellezza e l'unicità di certi capolavori d'arte assoluti come le cantorie di Donatello o di Luca Della Robbia.
"La mia – racconta Manzin – è una passione coltivata sin da giovane, aumentata e portata avanti da studi specifici e dall'attività professionale. Ciò che vorrei emergesse maggiormente dal volume, realizzato per ricordare i trent'anni della rassegna concertistica promossa dalla Provincia di Varese, "Antichi organi, patrimonio d'Europa" è l'interesse per l'organo, visto come manufatto musicale, ma anche di altissimo artigianato e di acribia tecnologica. La stessa conoscenza tecnologica, ad esempio, che ha permesso il passaggio da uno strumento a trasmissione idraulica del suono, ad uno con tecnologia pneumatica. Questo, ritengo, sia anche un prezioso ausilio sotto l'aspetto della tutela del patrimonio artistico e storico, un tesoro diffuso che oggi non è affidato al pionerismo ma a precise norme di legge".
Il volume di Manzin passa in rassegna tipologie specifiche e casi concreti nell'arco di cinque secoli. Ed è interessante poter vedere come artisti di chiara fama,
come Bernardino Castelli, abbiano vestito le casse degli organi nelle diverse epoche storiche. Ed ecco una ricca carrellata di esempi eclatanti, molti dei quali di eccelso valore (dall'organo di Saronno fino a quello di Somma Lombardo, di Varese, Gemonio e Laveno Mombello), alcuni frutto di illuminato mecenatismo aristocratico: dalla cassa rinascimentale del 1531 del Sacro Monte di Varese fino agli esemplari barocchi e del primo Settecento, per giungere infine a quelli di epoca moderna e contemporanea.
"In questi ultimi – sottolinea Manzin – cambia in modo radicale il modo di "vestire" l'organo che viene liberato da tutte le superfetazioni e gli orpelli barocchi. L'organo, che come strumento musicale ha una storia plurisecolare che risale addirittura all'epoca prima di Cristo, ha un ruolo di primo piano nella musica sacra e nella liturgia. In questo studio sono confluite interessanti vicende individuali e sociali che si intrecciano ai manufatti artistici: un sistema culturale che ci rivela sorprendenti e tenaci vincoli con i luoghi dove la storia si vive e prende forma".