Paiono provenire da una nobile lontananza le sculture di Mario Negri, da un piccolo mondo antico, quando a scandire i moti quotidiani erano le nobili azioni di ogni giorno.
Non necessariamente per esprimere l'intensità di idee e sentimenti è determinante eccedere nelle dimensioni.
Questo esprimono le opere di Mario Negri, in mostra presso lo Studio d'Arte del Lauro, con il titolo "L'atto disperato della ricerca".
Nato a Tirano in Valtellina nel 1916, dopo la maturità classica, Mario Negri, compie un biennio di studi presso la facoltà di architettura al Politecnico a Milano.
Negli anni tra il '35 e il '40 frequenta gli ambienti artistici vicini alla rivista milanese "Corrente di vita giovanile", legandosi tra gli altri allo scultore genovese Sandro Cherchi e in seguito a Carlo Carrà.
Chiamato alle armi nel '40, vi resterà sino al '45.
Fatto prigioniero per essersi rifiutato di combattere nell'esercito nazionalsocialista, rimarrà detenuto per due anni in campi nazisti in Polonia e Germania.
Tornato in libertà, alla fine del conflitto, riprenderà il lavoro artistico frequentando le botteghe degli artigiani milanesi altresì collaborando come critico sulla rivista Domus.
La prima personale nel 1957 presso la storica galleria Il Milione.
Stringerà legami professionali e di amicizia con Mario Valsecchi, Franco Russoli, Alberto Giacometti, Vittorio Sereni, Ruggero Savinio, non tralasciando mai di scrivere pensieri sull'arte e sulla scultura.
Morirà inaspettatamente nell'aprile dell'87, alla vigilia di una importante antologica a Palazzo Te a Mantova.
Il raffinato allestimento messo in atto da Cristina Sissa, fa bene comprendere come lo spessore creativo di uno scultore trovi il suo momento fondante nel disegno.
Tant'è, accanto alle sculture compaiono una serie di disegni di piccole dimensioni dove, fermato su superficie piana si scorge il fulcro di ciò che in seguito assumerà la forma tridimensionale.
Il succedersi di piccoli e medi bronzi, conferiscono alla mostra una percorrenza stilistico-ideale tale da dare conferma di quanto scritto da Negri "Sono stato scultore per poter vivere la mia vita, ogni giorno, con una certa tensione e molta libertà".
Deve averle pur averle accarezzate quelle docili forme, come fossero figlie sue, prima che dall'intimità dello studio, fossero liberate agli sguardi altrui.
Mario Negri – "L'atto disperato della ricerca"
Milano – Studio d'Arte del Lauro, Via Mosè Bianchi 60
Fino al 30 giugno
Orari: martedì-giovedì 10-14/16-19,30