Nel volume «L'arte nell' "Avanti della Domenica" 1903-1907» è confluita la tua tesi di Specializzazione in Storia dell'Arte. Come hai impostato la ricerca storica?
"Il punto di partenza della mia indagine è stata la constatazione della mancanza di studi specifici dedicati all' "Avanti della Domenica", lo storico supplemento culturale del quotidiano del Partito socialista italiano. Una rivista spesso citata ma, altrettanto spesso, liquidata in poche, ripetitive righe. Da qui è partita la ricerca sistematica su tutti i 216 numeri del settimanale, uscito tra il gennaio del 1903 e il marzo del 1907. Nella mia tesi ho compilato il regesto di ogni numero e ho preso in considerazione i temi dell'illustrazione e della critica d'arte, oltre che le vicende editoriali e tecnico-gestionali della rivista. Dunque, un lavoro complesso su molti fronti: innanzitutto per la raccolta del materiale. Poche, infatti, sono le biblioteche in possesso di collezioni complete dei fascicoli del settimanale. A Milano, i fondi più importanti, e tutti parziali, si trovano nelle fondazioni "Gian Giacomo Feltrinelli" e "Anna Kuliscioff" (con una biblioteca di 35.000 volumi ed opuscoli, donati da Giulio Polotti) e presso la Biblioteca di Palazzo Sormani".
La tua ricerca va a colmare una considerevole lacuna storico-artistica. L'aspetto documentario dunque occupa una parte fondamentale del tuo lavoro.
"Esatto. Le ricerche storiche forniscono la cornice di riferimento anche del volume, finito di stampare nel novembre 2008 per i tipi Mazzotta. I due capitoli iniziali restituiscono un inquadramento generale sull'argomento, dalle origini della stampa periodica illustrata italiana negli ultimi decenni dell'Ottocento alla prima fase dell' "Avanti", il quotidiano da cui sarebbe scaturito l'inserto settimanale. Il terzo capitolo ripercorre, nella sua totalità, la complessa e travagliata storia editoriale della rivista culturale, fino alla sua chiusura avvenuta nel 1907. Il successivo capitolo affronta la completa lettura iconografica e stilistica dell'apparato illustrativo della rivista nell'arco dei suoi oltre quattro anni di vita. Il libro si chiude con l'indice degli autori delle illustrazioni originali o di opere riprodotte sulle pagine del settimanale e con la bibliografia".
Quali sono le principali tappe della vicenda di questo storico esempio di stampa periodica illustrata in Italia?
"Volendo accennare brevemente alla vicenda editoriale dell' "Avanti della Domenica", conviene ricordare innanzitutto l'indirizzo con il quale nacque questa rivista, nel tentativo di fornire una risposta socialista a "La Domenica del Corriere" o a "La Tribuna Illustrata". L'intento principale del supplemento ebdomadario, era spiccatamente culturale e didattico. Il periodico, fondato a Firenze sotto la guida di Alfredo Angiolini, si apriva con un'illustrazione in copertina, abbinata ad un componimento in versi o a un articolo, e si concludeva, a pagina otto, con le inserzioni pubblicitarie. A partire dal settembre del 1903, arriva il grande cambiamento e la direzione passa a Savino Varazzani e Vittorio Piva e, contemporaneamente, la sede della direzione e dell'amministrazione si sposta a Roma".
Alfonso XIII re di Spagna, 1905
In che cosa consiste la "rivoluzione" di Vittorio Piva?
"Vittorio Piva ha solo 28 anni quando diventa direttore di testata. Con lui i cambiamenti sono numerosi ed evidenti, a cominciare dal sensibile aumento dello spazio riservato alle cronache artistiche. Consistenti variazioni, inoltre, sono presenti nell'impaginazione e nell'impostazione grafica: all'apparato illustrativo decorativo e schiettamente liberty (soprattutto con Virgilio Faini) si sostituisce un impianto sobrio ed essenziale con i lavori di Gabriele Galantara e Carlo Fontana. Fa la sua comparsa il colore (con copertina a colori a piena pagina) e nel luglio del 1904 esce il primo dei numeri monografici che da lì in poi il settimanale avrebbe dedicato periodicamente a grandi personaggi della cultura italiana ed europea. Ma non è tutto: contrariamente all'usanza diffusa su tutta la stampa di adoperare sempre la stessa testata, se ne commissiona la realizzazione di volta in volta a differenti disegnatori che spesso variano forma e carattere".
Con Vittorio Piva l' "Avanti della Domenica" scopre anche nuovi talenti artistici e diventa una sorta di palestra del pre-Futurismo.
"Sì. Sulle pagine del settimanale scrivevano giornalisti e letterati come Anna Franchi, Diego Garoglio, Diego Angeli; le copertine erano firmate da personaggi del valore di Libero Andreotti, Gino Severini, Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Mario Sironi, Leonardo Dudreville. Convergono sulle pagine del periodico tavole di ragguardevoli illustratori e fanno la loro comparsa anche artisti stranieri come Hermann Struck. Con Vittorio Piva, l' "Avanti della Domenica" non intendeva proporre un'arte specificatamente socialista, ma intendeva sostenere un'arte vera ed umana. Se i soggetti sono soprattutto quelli legati al mondo del lavoro industriale e alle rivendicazioni politiche e sociali, sulle pagine del settimanale numerose sono le occasioni per sperimentazioni artistiche e per confronti tra differenti orientamenti stilistici e di tecnica. Al contrario della conservatrice matita di Achille Beltrame che compariva sulle pagine della "Domenica del Corriere", sulla rivista di sinistra comparivano tematiche eroiche ed appassionate, e gli archetipi figurativi di quell'immaginario popolare socialista che ricorrerà per buona parte del decennio seguente, declinato nelle multiformi manifestazioni della grafica politica e di propaganda".
Arriviamo alle vicende degli ultimi anni.
"A mettere seriamente in forse l'esistenza stessa della rivista, fino a condurre alla chiusura, fu lo scatenarsi di una furiosa polemica tra l' "Avanti della Domenica" e il quotidiano l' "Avanti" a proposito della dottrina antimilitarista propugnata dal socialista Gustave Hervé. Lo scontro, che rispecchiava il dissidio esistente tra rivoluzionari e riformisti all'interno del partito socialista, vide duramente contrapposti, nel 1906, Vittorio Piva (figlio di un ex-garibaldino) ed Enrico Ferri, direttore del quotidiano del partito. Il dissidio si tradusse nell'aperta scomunica del settimanale. La conclusione di quest'avventura editoriale coincide fatalmente con quella dell'esistenza terrena di Vittorio Piva, che muore nel 1907 a trentadue anni".