Dopo accaldate ricerche, traboccanti domande e un susseguirsi vociante di passaparola, nel villaggio di Kizimkazi, arriva finalmente in bicicletta, con in mano le chiavi arrugginite, l’uomo che stavamo cercando.
Si scusa sorridendo, spiegando a gesti che di notte fa il pescatore, quindi di giorno, quando non ci sono le funzioni religiose, dorme.
Ha il viso fiero e solcato degli antichi commercianti persiani, provenienti da Shīrāz (شیراز). Ha la voce polverosa e penetrante di un Muezzin salmodiante. Ha una tunica così sgualcita che certo non si addice all’importanza del suo ruolo.
Dopo aver aperto la moschea solo per noi e averci indicato nei dettagli le bellezze architettoniche dello scarno edificio religioso, tra cavi elettrici, quaderni di preghiera e ragnatele anni ’50, finalmente l’Imām ci mostra con imbarazzante orgoglio, le famose incisioni cufiche del 1107, le più antiche dell’Africa Orientale.
La scrittura Cufica è un antico stile calligrafico della lingua araba, che prende il nome della città di Kūfa (Iraq) dove, secondo la tradizione, sarebbe avvenuta la prima elaborazione grafica di questo idioma.
Ivo Stelluti – Il Viaggiator Curioso