La Regione Lombardia ha riaperto i termini per il riconoscimento degli istituti museali esistenti sul suo territorio e si prepara a monitorarli. In quest’ottica, lo scorso 24 luglio Alberto Garlandini, dirigente responsabile dei Musei e Servizi Culturali della regione, ha presentato la delibera regionale di riferimento, presso la sede della Provincia di Varese, ai responsabili dei musei  provinciali intervenuti.

La sala di Villa Recalcati mostrava molti vuoti, anche se a fare gli onori di casa c’era Giangiacomo Longoni
nella veste di assessore provinciale al Marketing Territoriale e Identità Culturale, assai interessato alla materia. L’incontro è stato anche l’occasione per presentare ufficialmente il dottor Cesare Bottelli, da poco nominato capo dell’Ufficio Musei della Provincia. Garlandini ha sostanzialmente confermato le linee guida emanate a suo tempo (2002) dalla Regione Lombardia, riguardanti i requisiti minimi che ciascun istituto museale deve soddisfare perché sia riconosciuto dall’ente. Questa elaborazione tiene conto della complessa realtà di un museo moderno, istituzione che deve svolgere le funzioni fondamentali di conservare, valorizzare, comunicare i beni culturali di cui è depositario. Nella scorsa selezione operata dalla Regione, risalente al 2004, per la Provincia di Varese si contarono 24 domande di riconoscimento, di cui 16 accolte e 8 respinte, motivatamente. Il comitato misto preposto alla valutazione dei requisiti ha stilato infatti per ciascun richiedente una sorta di “agenda”, onde avvicinarsi sempre più agli standard regionali e accedere così al riconoscimento. Tale traguardo, non solo il raggiungerlo ma anche il partecipare alla selezione, introduce in qualche modo nel sistema dei musei regionali e qualifica le realtà monitorate quali interlocutori preferenziali della Regione Lombardia.

Il funzionario ha ribadito infatti che l’accreditamento è un processo continuo di crescita e di confronto, non un dato di fatto acquisito una volta per tutte. A questa stregua, si è ricordato che tutti i musei indistintamente sono tenuti a fornire alla regione l’autovalutazione dei requisiti, cosicché l’ente possa aggiornare e monitorare costantemente la situazione del sistema. Garlandini ha anche caldeggiato la gestione associata di alcuni servizi come modo per dividere oneri altrimenti insostenibili. Un’altra modalità che la Regione incentiva, coadiuvata dalle provincie, è quella dei sistemi locali fra musei accomunati per tipologia o per territorio: la provincia di Varese può vantare l’istituzione di due sistemi, quello dei Musei Archeologici, già operante, e quello di Arte Contemporanea, avviato ma attualmente in fase di ripensamento.

In definitiva, la Regione Lombardia ha voluto ribadire la sua presenza istituzionale e la sua azione nell’organizzazione dei musei lombardi e varesini nella fattispecie, senza invadenza o spirito accentratore, ma con una strategia che mira a stabilire gli standard di qualità del servizio museale e a promuovere percorsi specifici di crescita e sviluppo. Il problema rimane quello della carenza di risorse, a fronte di un ventaglio di requisiti piuttosto impegnativo.


Se l’accreditamento costituisce una condizione preferenziale di accesso ai fondi regionali, naturalmente tutti i musei vorrebbero possedere questa “patente”.
Per la provincia di Varese, una metà dei musei esistenti ha tentato la scorsa volta il riconoscimento, è verosimile che altri affronteranno ora la dura selezione. Promossi, assenti più o meno giustificati, bocciati o rimandati, i musei locali sono attesi al nuovo esame di qualità. Il bando regionale scade il primo settembre, per i musei sarà un agosto caldo, di riflessione.

Il link alla Regione Lombardia