Luino è sul Lago Maggiore. Basterebbe questo a spiegare molto dei luoghi. Il lago, infatti, fu il motore secolare di una millenaria storia intessuta di traffici, commerci, mercati (quello di Luino assai celebre), invasioni, domini, battaglie, pesca e naufragi; ma, soprattutto, fu il veicolo di un turismo blasonato che, almeno dal '700, trovò nei bacini subalpini italiani (a est, il piccolo lago d'Orta; a ovest, i laghi di Lugano e di Como) il motivo di un rinnovato interesse per il Grand Tour in Italy, praticato sin dal '500. Ancora oggi, crediamo, dire Lago Maggiore (Lake Maggiore, Lac Majeur o Lange See, espressione che figura nei libri di viaggio tedeschi del '700 ed è ancora in uso in Svizzera) sia riaffermare un brand turistico che affonda le sue radici in citazioni celebri, ma sempre utili da richiamare. Per Goethe, semplicemente, era der Grosse See, il grande lago. Stendhal lo concepiva come parte integrante del paesaggio culturale d'Italia: «Quanto per caso si ha un cuore e una camicia, bisogna vedere i dintorni del Lago Maggiore, Santa Croce di Firenze, il Vaticano a Roma e il Vesuvio a Napoli».
Nei «dintorni del Lago Maggiore» (les environs du Lac Majeur) s'iscrive anche la fortuna turistica di Luino. Molti, infatti, trovarono nelle strade d'accesso al Verbano un motivo d'attrazione pari alla meta del viaggio. Questa era ed è rappresentata, come è noto, dalla visita al golfo Borromeo, dove le acque cingono ed esaltano lussureggianti giardini di ville e isole trasformate in paradisi botanici; ma, col tempo, si andò consolidando, nella letteratura di viaggio, un'immagine turistica anche per le località d'imbarco per l'Isola Bella o l'Isola Madre, località poste su itinerari «talmente ricchi di bellezze naturali» (traiamo da un'edizione del 1818 di una popolare guida svizzera) da giustificare una o più deviazioni. Tra queste era menzionata Luino perché da qui iniziava un anello in grado di portare i turisti dal Verbano al Lago di Como passando per il Lago di Lugano. Fu un successo: la cittadina, a metà del XIX sec., si poteva vantare d'esser prediletta particolarmente dagli Inglesi. Con l'800, Luino fu dotata di un collegamento di navigazione pubblica a vapore (dal 1826) e di ben due ferrovie (1882-84), così da dar man forte a nuove forme di economia legate al turismo (nelle ville, negli alberghi e nelle locande) e a nuove industrie.
Il lago, s'è detto, racconta però di altre storie, più addietro nei secoli. Racconta di invasioni o più lente, ma inesorabili penetrazioni: la prima, dei Galli da nord, iniziò nel IX sec. a. C. a discapito di una popolazione stanziale di cultura palafitticola, presente nell'area forse già dal IV millennio a. C. Se ne dirà più avanti, anche perché la ‘pista' archeologica restituisce il nesso profondo che lega il nome della città alla geografia dei luoghi. Se bassa fu l'incidenza della dominazione dell'impero romano (cui interessava più la grande via d'acqua) e, poi, longobarda e carolingia, è col Mille, ancora una volta sul lago, si giocano i destini di piccole e grandi storie: di Milano, innanzi tutto, città alla quale premeva l'egemonia militare, politica e spirituale sul Verbano per garantirsi il controllo di due valichi alpini verso l'Europa (Sempione, a est; Gottardo, a nord).
Proprio nei pressi di Luino, 10 km a sud, si eleva la rocca di Caldé, cuneo naturale proteso nelle acque: oggi spettacolare punto panoramico, fu, in origine, un presidio fortificato indispensabile per la città ambrosiana, in cerca di ritagliarsi un ruolo nello scacchiere italiano. Da quel momento, Luino e tutto il territorio di pertinenza entrarono nella sfera di influenza di Milano, per seguirne in tutto i destini: ascesa, declino e, infine, tra XVI e XIX sec., sottomissione al dominio di varie potenze europee (Francesi, Spagnoli, Austriaci). Tutto ciò sino all'unificazione coi Savoia (1859) e all'Unità dell'Italia (1861). Aveva, dunque, ragione lo svizzero Heinrich Meyer, in visita sul lago nel 1789, quando annotò sul suo cahier de voyage: «Davanti a noi stava l'incantevole Luino milanese, coi suoi palazzi all'Italiana».
Due, però, furono le ‘pause' che vanno ricordate. Dal 1514 le truppe svizzere invasero la costa lombarda del Verbano e il territorio fu annesso per qualche anno ai lodevoli cantoni elvetici. Il podestà di Lucerna amministrava la zona, forse proprio da questo palazzo municipale che, allora già esistente come residenza del feudatario (Luino fu capoluogo di feudo dal 1438 a circa il 1797), era però molto diverso dall'attuale. Gli Svizzeri, poi, retrocedettero, arroccandosi, intorno al 1525, nella parte alta del lago: motivo per cui oggi il Verbano s'incunea nel territorio del Canton Ticino, con città ricche di storia e degne di fama (Locarno e Ascona). Oltre tre secoli dopo, per una manciata di giorni nel 1848, Garibaldi in persona sbarcò da un battello di linea (opportunamente sequestrato) e vinse qui la prima battaglia della sua prima campagna d'Italia. All'Eroe dei due mondi, sul lungolago, s'innalza un bel monumento, l'unico dedicatogli quand'era ancora vivente.