Cortile dell'Ospedale militare di
S. Ambrogio
Varietà inesauribile – Henri Frederich Amiel aveva scritto che: "Qualunque paesaggio è uno stato d'animo". Forse anche per questo motivo risultano molteplici le forme che il genere del paesaggio ha conosciuto nel corso dei secoli. Secondo innumerevoli declinazioni e in una varietà stratificata di immagini, i principali protagonisti – la natura e la sua luce – restituiscono spazi evocativi di un mondo che non c'è più, realtà idealizzate o sublimi, luoghi lirici e pieni di suggestione. "La Sala dei Paesaggi, 1817-1822" è il titolo della mostra allestita a Brera che prosegue le proposte culturali per il bicentenario della storica Pinacoteca.
Fortuna collezionistica – L'iniziativa espositiva, già nel
titolo, esplicita lo spirito e gli intenti che gli organizzatori del bicentenario si sono prefissati. Ora che Caravaggio ha incontrato Caravaggio, e che Raffaello restaurato è tornato al suo posto, il pubblico ha l'occasione di confrontarsi direttamente con una parte della storia di Brera. L'esposizione, curata da Isabella Marelli, ricostruisce la disposizione dei dipinti nella storica "Sala dei paesaggi moderni", così come veniva descritta nella Guida alle Sale della Pinacoteca di Brera, data alle stampe nel 1822. La rassegna, inoltre, illustra la rilevante fortuna collezionistica del genere e la sua sorprendente trasformazione avvenuta nei primi decenni del XIX secolo: dalle vedute scenografiche e di fantasia di Bernardino e Gaspare Galliari, ai paesaggi classici e neoseicenteschi di Luigi Basiletti, Gaetano Burcher, Rosa Mezzera e Gaetano Tambroni, concepiti per soddisfare le richieste dell'aristocrazia, gusto dal quale non si discosta anche l'opera del giovane Ambrogio Nava, destinato a diventare affermato architetto e presidente dell'Accademia dal 1850 al 1859.
Ripresa dal vero – Il nucleo più cospicuo in mostra è rappresentato dalle vedute lombarde realizzate dal celebre paesaggista Marco Gozzi. I dipinti hanno per tema luoghi legati alle vicende militari dell'epoca e alla presenza francese in Lombardia, oppure scorci lombardi di particolare interesse paesaggistico e pittoresco: soprattutto la produzione del Gozzi sancisce l'abbandono del paesaggio arcadico per rivolgersi al rilevamento dal vero. Infine, per completare la sistemazione originaria dell'antica collezione, si trovano due opere di Andrea Appiani che rappresentano Giove e Apollo, un tempo collocati sulla volta dell'aulico ambiente. Così, entrando nello spazio espositivo della XV sala della Pinacoteca di Brera, ci si troverà, come in un vero e proprio tuffo nel passato, al cospetto della storica Galleria dell'Accademia, il celebre "Gabinetto dei paesaggi moderni".
Exemplum – Nato per offrire agli allievi dell'Accademia
una serie di modelli da imitare, il "Gabinetto dei paesaggi" fu soprattutto il frutto di un cambiamento di gusto che proprio al principio dell'Ottocento stava investendo la società europea e nel quale Milano giocò un ruolo decisivo. Alla voga ottocentesca del paesaggio corrispose, nel secondo decennio del XIX secolo, il progetto dell'Accademia di Brera di istituire il relativo insegnamento di pittura. La cattedra di paesaggio fu assegnata solo nel 1838 a Giuseppe Bisi, ma già dal 1817 il Gabinetto rispondeva alla sua missione didattica e al ruolo "di cerniera" tra le sale che ospitavano gessi e marmi antichi e moderni e le gallerie dei dipinti di scuola lombarda.
Riunire il passato – Per la ricomposizione di quell'insieme originario, oggi smembrato, ci si è avvalsi della consultazione di documenti conservati presso l'Archivio di Stato di Milano e l'Archivio dell'Accademia di Brera. Dunque, l'iniziativa espositiva, aperta al pubblico fino al 2 giugno, ha anche il ragguardevole merito di riunire opere che da anni si trovavano decontestualizzate e disperse in depositi di Musei e Uffici pubblici.
"La Sala dei Paesaggi, 1817-1822"
Pinacoteca di Brera, Milano
Dal 07 aprile al 02 giugno 2009
Info: tel. 02 722631
Orario: da martedì a domenica dalle ore 8.30 alle 19.15