Riccardo Ranza
Pioggia che cade sul terreno. Non quello arso che appena accoglie le prime gocce emana l'odore di umido campestre. Questa volta, piove all'inferno, tra "sospiri, pianti e alti guai".
Lo si potrebbe quasi ribattezzare "il caso" fotografico di Riccardo Ranza.
Attraverso la forza comunicativa che solo l'arte riesce ad esprimere, la serie di scatti raggiunge una forte intensità espressiva, ottenuta attraverso una miscela di fonti che sono nello stesso tempo riconoscibili ma stravolte, distinguibili l'una dall'altra ma combinate e rimescolate in un modo talmente inatteso da risultare sempre nuove e sconvolgenti. Echi dell'Espressionismo, deformazioni e forme semplificate provenienti dalla figurazione di Picasso o dalla pittura surrealista, sfocature e inquadrature tipiche della fotografia.
In una sintesi efficace, alcuni scatti sembrano richiamare, certe fotografie astratte e immagini caleidoscopiche di Alvin Langdon Coburn, le cosiddette "Vortograph", come le battezzò Ezra Pound. Altre richiamano invece i colori accesi e infuocati dei paesaggi fotografati da David Miller negli anni '90 o alcune fotografie di Harold Edgerton ottenute attraverso l'uso dello stroboscopio.
A Ranza, in questi ritratti bagnati e infiammati, non
resta che interpretare le universali inquietudini del suo e nostro secolo, abbandonandosi al fascino della deformazione e dell'ambiguità delle figure, fino agli scatti quasi bicromatici nei quali il tormento esistenziale e il carattere sinistro e spettrale si stemperano in una sofferta serenità.
Realistici e irrealistici, grotteschi e surreali i suoi personaggi urlano un'angoscia che nessun uomo oserebbe confessare. E pare che la poetica di Ranza costruisca la propria struttura espressiva sull'assunto che oltre alla realtà del mondo esterno esiste la realtà inconscia, una soggettività che conferisce maggior intensità e verità all'opera. Contrario ad ogni forma di astrattismo, l'artista resta aggrappato alla realtà sulle orme dei grandi maestri del passato, da Rembrandt a Velàzquez, da Cézanne a Van Gogh, sviluppando un interesse per le forme antropomorfe, per l'ambiguità insita in esse e trovando infine la propria personale dimensione in un realismo esasperato, agli estremi limiti della figurazione.
Pochi come Ranza osano – perchè di azzardo si tratta – esprimere, dopo i drammi epocali della nostra era, la tragedia dell'individuo e gli aspetti oscuri dell'esistenza all'interno di una società esteriormente vincente e protesa verso un progresso – forse – portatore di benessere.
Pioggia all'inferno
Mostra personale di Riccardo Ranza
Varese, Galleria Bucaro, via Vetera 1
Dal 20 febbraio al 10 marzo
Ingresso libero