Fresca di restauro – La villa di via Manara apre le porte agli studenti delle facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell'Università dell'Insubria. Recente è, infatti, l'accordo stipulato tra Amministrazione Comunale e l'ateneo varesino che prevede la concessione degli spazi per trent'anni in comodato gratuito. Lo splendido edificio in stile Liberty inaugura così una nuova fase della sua esistenza, che ha inizio nel 1915 e che ad oggi non ha smesso di affascinare i suoi concittadini grazie alla sua bellezza. In occasione di questa sua nuova veste universitaria ne ripercorriamo brevemente la storia.
Casa per operai – La villa, infatti, nel suo splendore "floreale" altro non è che uno dei capolavori architettonici del maestro del liberty bustocco Silvio Gambini (lui bustocco fu di adozione, nascendo invece a Teramo nel 1877), al cui genio artistico si deve la stragrande maggioranza di ville e villini realizzati in città in questo periodo. Il progetto della villa di via Manara è del 1915 ed è solo il conclusivo di una serie numerosa, documentata presso l'archivio comunale, che risale al 1906. In data febbraio 1906, infatti, era stato presentato a firma Gambini un progetto per la realizzazione di locali ad uso refettorio, dormitorio,
cucina e servizi per gli operai della tessitura Luigi Colombo. Seguiranno successive modifiche e ampliamenti e, infine, il nuovo progetto del 1915: quello che venne realizzato. Questo tripudio di elementi decorativi naturalistici, perfetto nella sua compiutezza formale e tecnica, affascinante nelle superfici vibranti di ornamenti e animate da volti sognanti che ci guardano dall'alto, ebbene sì, tutto questo va sotto la definizione di "casa d'affitto per operai".
Lo stile – Il risultato finale fu un edificio a tre livelli, così come ancora oggi è possibile ammirarlo. Lo zoccolo e la bugnatura rigata al piano terra sono seguiti al primo piano da due fasciature ad intonaco su cui si innestano elementi decorativi in graniglia di cemento a rilievo. Lo stesso tipo di ornamento lo si trova nella parte alta del secondo piano fin sotto l'aggetto del tetto. Le fronti dell'edificio sono inoltre animate, a circa metà dell'altezza, da una cornice lussureggiante a motivi naturalistici, mentre la fascia alta vede la presenza di mascheroni a forte rilievo che si ripetono ai quattro angoli alti del fabbricato. L'apparato decorativo trova ulteriore espressione su finestre e balconi e non tralascia, ovviamente, i ferri battuti, trasformati in
armoniosi intrecci fitomorfi, che decorano anche l'interno, come nella splendida scala elicoidale tuttora presente.
Nuove funzioni, nuova vita – Villa Colombo è successivamente divenuta proprietà del Comune di Busto Arsizio ed ora è pronta a voltare pagina, dopo i lavori di ristrutturazione che hanno reso gli spazi adatti alla sua nuova "mise" scolastica: all'interno già pronte le aule e i laboratori con tanto di strumentazione necessaria. Un restyling adeguato che permetterà alla villa di non cadere nell'abbandono, come purtroppo invece accade per molti altri stabili d'epoca ora in disuso. Con la medesima convenzione, inoltre, il Comune ha confermato la concessione in uso gratuito all'Università degli spazi nell'edificio degli ex-Molini Marzoli, dove già da un decennio si trovano aule e laboratori. Un cambiamento di funzione per questi edifici storici che fa di Busto "una città universitaria a tutti gli effetti" secondo le parole del Sindaco Gigi Farioli, e che al contempo, permette la sopravvivenza di tali tesori architettonici, artisti e culturali della città.